L’uomo dell’sms: mi hanno offerto un incarico

by Sergio Segio | 1 Settembre 2011 6:49

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Si è tradito con un sms, è rimasto impigliato nella rete dello scandalo di Sesto, è stato ascoltato dai magistrati (non indagato), ma adesso è lui, Antonio Rugari, l’ex presidente del Consorzio trasporti pubblici a «chiedere verità » sul colloquio avuto con Pierfrancesco Maran, il giovane assessore alla Mobilità  della giunta Pisapia: «Abbiamo parlato per quasi due ore, e non per mezz’ora. Maran, nell’intervista al Corriere, sbaglia tempi e modi. Io ho fatto pressioni? Lui le ha respinte? La storia è diversa. L’assessore mi ha offerto una posizione nel cda dell’Agenzia per la mobilità  e una consulenza sui progetti per la sosta regolamentata. Ho rifiutato». La replica di Maran è una secca smentita: «Menzogne. Fango. Io non ho neppure un budget per le consulenze».
Per inquadrare il ruolo e il peso di Rugari nell’inchiesta bisogna tornare al 13 giugno, 48 ore dopo la formazione della giunta Pisapia. È lui a spedire questo sms ambiguo a Penati: «Considerato come è andata a Milano — è il messaggio — credo si possa tentare di risolvere la questione di Piero…». Piero è Di Caterina, il proprietario della società  Caronte e grande accusatore di Penati. A Milano è andata che ha vinto il centrosinistra. È andata bene, dice quell’sms: «Sì. Volevo chiedere un aiuto a Penati per risolvere la controversia sul sistema del trasporto pubblico, il Sitam — ricorda Rugari —. Io sono stato messo in mezzo, strumentalmente, solo perché ho sollevato dubbi sulla gestione contabile di Atm. Non volevo favorire Di Caterina, ma tutelare la mia onorabilità . Poi, d’accordo: in questa “guerra” i miei interessi coincidono con quelli di Piero Di Caterina».
Una versione che sembra confermare il teorema della Procura: c’è il rischio che la vittoria del centrosinistra «ampli il rischio di reiterazione del delitto». Rugari auspicava infatti l’intercessione di Penati perché ripone «ampia fiducia» in Pisapia: «Può sciogliere un nodo, quello dei costi e delle regole dei mezzi pubblici, che è irrisolto da trent’anni».
Ingegnere, 44 anni, una lunga stagione nei Verdi, Rugari ha ricoperto ruoli nel partito, si è candidato a sindaco di Sesto, ha perso, è stato eletto in Consiglio. Vanta conoscenze, amicizie. Con Penati, certo. Ma anche col capo di gabinetto di Pisapia, Maurizio Baruffi, un verde passato al Pd: «Ci siamo sentiti dopo le elezioni, ma non per il caso Di Caterina — racconta Rugari —. Ho chiesto a Maurizio di propormi per un incarico». Cercava una raccomandazione e ha ottenuto un colloquio, il 6 luglio scorso. Quattro giorni dopo ha allegato il curriculum a una email inviata a Maran. Quel curriculum, precisa l’assessore, «non è mai stato trasmesso alle Risorse umane. Per me parlano i fatti. Non abbiamo firmato alcun contratto».
Il Consorzio trasporti pubblici è in liquidazione. Quando era presidente, tra il 2002 e il 2010, Rugari ha presentato ricorsi al Tar, esposti alla Corte dei conti, «migliaia di pagine» contro Atm e gli enti locali. Un uomo in guerra col mondo. Chiacchierato, spesso sconfitto e a suo modo un simbolo. Attorno allo scandalo Sesto s’è messa in moto anche questa giostra di accuse senza prova e verità  di parte. Materiale buono per riempirci querele.

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