L’uomo dell’sms: mi hanno offerto un incarico

Loading

Si è tradito con un sms, è rimasto impigliato nella rete dello scandalo di Sesto, è stato ascoltato dai magistrati (non indagato), ma adesso è lui, Antonio Rugari, l’ex presidente del Consorzio trasporti pubblici a «chiedere verità » sul colloquio avuto con Pierfrancesco Maran, il giovane assessore alla Mobilità  della giunta Pisapia: «Abbiamo parlato per quasi due ore, e non per mezz’ora. Maran, nell’intervista al Corriere, sbaglia tempi e modi. Io ho fatto pressioni? Lui le ha respinte? La storia è diversa. L’assessore mi ha offerto una posizione nel cda dell’Agenzia per la mobilità  e una consulenza sui progetti per la sosta regolamentata. Ho rifiutato». La replica di Maran è una secca smentita: «Menzogne. Fango. Io non ho neppure un budget per le consulenze».
Per inquadrare il ruolo e il peso di Rugari nell’inchiesta bisogna tornare al 13 giugno, 48 ore dopo la formazione della giunta Pisapia. È lui a spedire questo sms ambiguo a Penati: «Considerato come è andata a Milano — è il messaggio — credo si possa tentare di risolvere la questione di Piero…». Piero è Di Caterina, il proprietario della società  Caronte e grande accusatore di Penati. A Milano è andata che ha vinto il centrosinistra. È andata bene, dice quell’sms: «Sì. Volevo chiedere un aiuto a Penati per risolvere la controversia sul sistema del trasporto pubblico, il Sitam — ricorda Rugari —. Io sono stato messo in mezzo, strumentalmente, solo perché ho sollevato dubbi sulla gestione contabile di Atm. Non volevo favorire Di Caterina, ma tutelare la mia onorabilità . Poi, d’accordo: in questa “guerra” i miei interessi coincidono con quelli di Piero Di Caterina».
Una versione che sembra confermare il teorema della Procura: c’è il rischio che la vittoria del centrosinistra «ampli il rischio di reiterazione del delitto». Rugari auspicava infatti l’intercessione di Penati perché ripone «ampia fiducia» in Pisapia: «Può sciogliere un nodo, quello dei costi e delle regole dei mezzi pubblici, che è irrisolto da trent’anni».
Ingegnere, 44 anni, una lunga stagione nei Verdi, Rugari ha ricoperto ruoli nel partito, si è candidato a sindaco di Sesto, ha perso, è stato eletto in Consiglio. Vanta conoscenze, amicizie. Con Penati, certo. Ma anche col capo di gabinetto di Pisapia, Maurizio Baruffi, un verde passato al Pd: «Ci siamo sentiti dopo le elezioni, ma non per il caso Di Caterina — racconta Rugari —. Ho chiesto a Maurizio di propormi per un incarico». Cercava una raccomandazione e ha ottenuto un colloquio, il 6 luglio scorso. Quattro giorni dopo ha allegato il curriculum a una email inviata a Maran. Quel curriculum, precisa l’assessore, «non è mai stato trasmesso alle Risorse umane. Per me parlano i fatti. Non abbiamo firmato alcun contratto».
Il Consorzio trasporti pubblici è in liquidazione. Quando era presidente, tra il 2002 e il 2010, Rugari ha presentato ricorsi al Tar, esposti alla Corte dei conti, «migliaia di pagine» contro Atm e gli enti locali. Un uomo in guerra col mondo. Chiacchierato, spesso sconfitto e a suo modo un simbolo. Attorno allo scandalo Sesto s’è messa in moto anche questa giostra di accuse senza prova e verità  di parte. Materiale buono per riempirci querele.


Related Articles

La certezza del giovane sfidante “Io sto con la gente e farò il sindaco”

Loading

La Borsellino aspetta i dati ufficiali con una certa rassegnazione: “Ho inalato tanta cattiveria, avrei rinunciato se lo avessi saputo” 

Il falò delle verità 

Loading

Senza verità  non c’è democrazia. È il principio-cardine intorno al quale ruota la cultura politica dell’Occidente, come ci ha insegnato Hannah Harendt. Anche per questo l’Italia “moderna” sprofonda in una palude di democrazia “a bassa intensità “.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment