«Salverete la Grecia? Un alcolizzato non si cura con l’alcol»

by Sergio Segio | 25 Settembre 2011 6:52

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WASHINGTON — «Per arginare una crisi europea del debito altrimenti destinata a costare molto cara all’economia mondiale e al sistema bancario, serve una forte volontà  politica dei Paesi più esposti. L’Irlanda e il Portogallo ce l’hanno. Anche la Spagna ha dimostrato di averla. La Grecia no. E l’Italia? Non lo so. Non so rispondere. Lo chiedo a voi». Dalla platea, mille banchieri arrivati da tutti i continenti, si leva una risata.

E’ l’unico momento di ilarità  al «forum» dell’Institute of International Finance, la «lobby» mondiale del credito che riunisce i suoi «Stati generali» a Washington in coincidenza con l’assemblea del Fondo monetario. Sul palco si susseguono le presentazioni di analisi allarmate sulla possibilità  di contenere la crisi, come questa del capo dei dipartimento europeo dell’Iif, Jeffrey Anderson. Un clima reso ancor più tetro dalle notizie che rimbalzano dall’esterno. Per Peter Fisher, direttore generale di BlackRock, il gigante dei fondi d’investimento con un patrimonio di 3.660 miliardi di dollari, la crisi esplosa nel 2008 ha prodotto una contrazione delle attività  finanziarie talmente forte da richiedere lo smantellamento di un quarto di un sistema creditizio mondiale ormai sovradimensionato.

Ma, oltre a dover recuperare i relitti di tempeste già  avvenute, i banchieri sono adesso alle prese con le nuove incognite di una crisi europea che non si ferma e potrebbe sfociare in una seconda «gelata» del credito. Evangelos Venizelos, il vicepremier e ministro delle Finanze greco che oggi parlerà  ai banchieri, smentisce di aver ipotizzato un «default» nel quale il governo di Atene rimborserebbe alle banche solo il 50% del valore dei titoli ellenici che hanno in portafoglio: molto più dello «sconto» del 21% accettato dagli istituti con l’accordo di luglio. Ma nessuno, qui, crede alla smentita e ci si prepara al peggio.

Intanto il ministro del Tesoro Usa, Tim Geithner, che da giorni «lavora ai fianchi», dietro le quinte, i colleghi europei per spingerli a un’azione molto più decisa per evitare il collasso delle loro banche, decide di uscire allo scoperto con le parole più pesanti da lui mai pronunciate: «Va eretto subito un “firewall” per impedire un effetto contagio della crisi europea che oggi è la principale minaccia per l’economia mondiale». L’idea di Geithner è che l’Europa dovrebbe moltiplicare le risorse dell’Efsf, il fondo «salva Stati» che ha avuto una dotazione di 440 miliardi di euro, sfruttando l’«effetto leva» che può essere attivato mobilitando anche le risorse della Banca centrale europea.

Il ministro delle Finanze francese Franà§ois Baroin e il commissario Ue Olli Rehn aprono all’ipotesi di usare questo tipo di «leverage», ma i tedeschi restano contrari. Per il capo della Bundesbank, Jens Weidmann, consentire all’Efsf di funzionare come una banca sarebbe come «monetizzare» una parte del debito pubblico europeo. I banchieri sperano che il clima di allarme estremo — con l’economista Nouriel Roubini che parla addirittura di possibile crollo entro 90 giorni di Italia e Spagna, con conseguente depressione economica, se non verrà  quadruplicata la «potenza di fuoco» del fondo «salva Stati» — spinga il loro ospite d’onore, Wolfgang Schauble, a correggere il tiro. Il ministro delle Finanze tedesco, però, tira dritto per la sua strada: bisogna evitare una crisi bancaria europea, ma senza fare altri debiti per tenere insieme il sistema perché «il fuoco non si combatte col fuoco, un alcolizzato non va curato con l’alcol». E niente eurobond che annullerebbero l’unico meccanismo che oggi consente di premiare i Paesi virtuosi e punire gli inadempienti. Con stoccata finale per Geithner: «L’esperienza americana ci dice che sostenere l’occupazione col debito non funziona». Meglio la Germania che col taglio dei deficit «ha dato più fiducia alla gente» che è tornata a consumare. Gli americani scuotono la testa: pensano che Berlino, spaventata dai rovesci elettorali del cancelliere, stia facendo un gioco molto pericoloso. Barack Obama continua a premere su Angela Merkel con quella che è diventata la nuova «linea rossa»: decine di telefonate nelle ultime settimane tra i due leader. E Geithner alza ancora di più la voce con gli europei: «Dovete togliere dal tavolo la minaccia di “default” a cascata, dovete scongiurare una fuga dalle banche, rischi catastrofici. Non potete aspettare che la crisi diventi più grave: verrebbero vanificati tutti gli sforzi di recupero fin qui fatti non solo dall’Europa ma anche dal resto del mondo».

«Bank run», fuga dai risparmiatori dagli istituti di credito. I banchieri del mondo non avrebbero mai pensato di sentire parole simili sulle labbra del ministro del Tesoro Usa. E si scambiano sguardi disorientati. Torneranno a non fidarsi più uno dell’altro, a non prestarsi più soldi, nemmeno per poche ore, come avvenne tre anni fa?

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