«Pronti a usare di nuovo la forza»

by Sergio Segio | 3 Settembre 2011 6:44

Loading

 Nicolas Sarkozy l’aveva già  detto giovedì sera a Parigi a conclusione della kermesse soldi-democrazia fra «gli amici della Libua»: con la guerra umanitaria contro Gheddafi siamo entrati in «una fase nuova», quella in cui l’intervento militare dell’occidente (ex, post colonialista) è «al servizio del popolo». Il dado è tratto, la strada è (ri)aperta. Ieri ci ha pensato il premier inglese David Cameron a ribadirlo in termini thatcheriani (o blairiani, che poi non fa molta differenza): Gheddafi era «un mostro» e «il mondo sarebbe migliore senza Gheddafi» – le stesse parole e ragioni etiche che spinsero il laburista Tony Blair a giustificare l’attacco del 2003 contro l’Iraq di Saddam. Quindi, qui sta la morale della «nuova fase», Cameron si è detto pronto a usare di nuovo la forza. A due condizioni: una, che l’uso della forza sia «moralmente giustificato» e, due, che ci sia l’appoggio «della comunità  internazionale». Et voilà . Avanti il prossimo (la Siria? l’Iran?).

La spartizione della grande torta libica è cominciata a Parigi ancor prima che la guerra in Libia sia finita. Gheddafi, per quanto ancora introvavile, è sconfitto, Tripoli ritorna poco a poco alla «normalità » ma la Nato sostiene che la sua «missione» non è ancora conclusa (per questo continua a battere l’assediata Sirte, l’ultimo fra i principali bastioni gheddafisti, dove secondo voci per ora incontrollabili e in ogni caso inascoltate, le bombe e i missili starebbero facendo carne di porco della popolazione civile). In attesa o della resa dei gheddafiani o dell’attacco finale degli insorti che, nonostante la liquefazione del regime hanno ancora bisogno – come è stato per la «liberazione» di Tripoli – dell’aiuto fraterno della Nato per vincere anche gli ultimi fuochi di resistenza.
Gli insorti, il governo (in pratica costituito solo dal «presidente» Abdel-Jalil e dal «premier» Jibril) e il misterioso Cnt (di cui si annuncia da giorni il trasferimento a Tripoli ma che resta sempre, «per ragioni di sicurezza», a Bengasi) hanno ottenuto la patente democratica da parte dell’occidente ma i dubbi e le inquietudini non mancano. Ieri il Cnt ha rivelato la sua «roadmap» verso la «nuova Libia» democratica: «un periodo di transizione di 20 mesi», fra 8 mesi elezioni per una costituente dei 200 membri che dovranno redigere la nuova costituzione da approvare con un referendum popolare e poi nell’arco di un altro anno elezioni parlamentari e presidenziali. All’inizio del 2013 i giochi saranno fatti.
Forse a livello economico ci vorrà  meno tempo. Dopo l’annuncio, rivelato da Libération, dell’accordo Cnt-Francia che garantisce ai francesi il 35% del petrolio libico, le smentite sono state labili. Anche se Gaddur, il vecchio-nuovo ambasciatore libico in Italia, si dà  da fare per smentirlo («A me non risulta», «un’invenzione giornalistica»). Poi c’è sempre il fantasma islamista che incombe sull’anima occidentalizzante del Cnt. Quell’Abdul Hakim al-Hasadi, capo del neonato Tripoli Military Council, e quell’altro Abdelhakim Belhaj, l’uomo che ha guidato le milizie berbere alla conquista del compound gheddafiano di Bab al-Aziziya e che è un esponente di spicco dell’ala militare del Cnt…, entrambi combattenti in Afghanistan con i mujaheddin impegnati a cacciare i sovietici, fondatori del Gruppo islamico di combattimenti libico (Lifg), entrambi per un certo periodo assai vicini a al Qaeda. Adesso dicono che loro mai e poi mai… e (intervista di ieri al Washington post di Belhaj) pieno sostegno alla transizione verso una Libia democratica e di mercato.

Post Views: 166

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/09/lpronti-a-usare-di-nuovo-la-forzar/