Lo sdegno di Bagnasco allarga le ferite

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E così nettamente che il braccio destro di Berlusconi a Palazzo Chigi, Gianni Letta, ha espresso un auspicio inatteso: che la collaborazione tra Chiesa e Stato prosegua senza interruzioni.

È come se Letta avesse detto al presidente della Cei: messaggio ricevuto. Nessuna minimizzazione delle parole pronunciate da Bagnasco davanti ai vescovi italiani; e ripetute ieri con la richiesta di costruire l’unità  d’Italia «intorno al retto vivere». Si tratta di un’offensiva che coglie il governo impreparato e indebolito dai contrasti interni, dalla crisi economica e dalle inchieste giudiziarie. Ieri sera un asse del Nord incrinato è stato resuscitato una tantum per una cena pacificatrice fra Berlusconi, Umberto Bossi e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.

L’annuncio dell’ennesimo disgelo fra il premier e «Giulio», per quanto salutato positivamente, provoca qualche brivido e lascia zone d’ombra. Una loro riconciliazione è quanto di più prezioso ci si possa aspettare in una fase difficile come questa. Ma il timore è che si tratti di una ricucitura di facciata, cementata da decisioni destinate a esporre il nostro Paese sul piano internazionale: a cominciare dalla scelta del nuovo governatore di Bankitalia.

Oggi si riunisce un Consiglio dei ministri che dovrebbe certificare la «collegialità » nel governo e ridimensionare Tremonti: una questione tuttora irrisolta. Il problema è capire che cosa, nella laboriosa trattativa con il premier e col suo vero alleato Bossi, il titolare dell’Economia sia riuscito a ottenere. L’ipotesi circolata ieri, secondo la quale a Palazzo Chigi non si parlerebbe solo di misure per la crescita, ma anche del successore di Mario Draghi, semina perplessità : l’idea di una sorta di sondaggio informale fra i ministri sul governatore sa di sconfinamento.

Se poi la designazione della persona chiamata a sostituire il futuro presidente della Bce apparisse come una decisione del Cdm, il contraccolpo sarebbe ancora più negativo. Un governatore di Bankitalia percepito come un prodotto della coalizione berlusconiana colpirebbe l’immagine di autonomia che Palazzo Koch difende gelosamente. L’insistenza di Tremonti affinché sia nominato il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, dura da mesi. La tesi è che le strategie di Palazzo Koch e governo vadano raccordate più di quanto sia avvenuto finora.

Sia Giorgio Napolitano, sia Draghi caldeggiano invece una soluzione interna: quella di Fabrizio Saccomanni, attuale numero due di Bankitalia, che garantirebbe l’asse con la Bce in una fase in cui l’Italia ne ha un disperato bisogno. Rimane da capire se, dopo avere esitato a lungo, Berlusconi avrà  la forza e la volontà  per prendere una decisione. Non è escluso che prevalga la tentazione di congelare ancora tutto, sull’altare del disgelo tattico con Tremonti: e magari anche per esorcizzare i «sabotatori» sui quali il premier scarica la colpa delle proprie difficoltà .


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