«Non è guerra, proteggiamo i civili (quando possiamo)»
Il re è proprio nudo ma tutti lo vedono in vesti umanitarie alle settimanali conferenze stampa della Nato sulla Libia, in collegamento Bruxelles-Napoli, rispettivamente quartier generale e comando operativo. Ieri da Bruxelles la portavoce Oana Longescu sottolineava: «La situazione si muove nella giusta direzione. Il Consiglio transitorio nazionale controlla ormai molte aree» e «propone apprezzabili soluzioni pacifiche» che però sarebbero respinte dalle forze di Gheddafi.
Prosegue Longescu: «Le forze di Gheddafi occupano e opprimono città quali Bani Walid e Sirte dove hanno preso in ostaggio la popolazione». In realtà le due città sono note per un forte sostegno popolare a Gheddafi e come Sebha sono assediate e bloccate dal Cnt; non potendo ricevere approvvigionamenti, la popolazione è in uno stato di penuria e rischio.
È il Cnt come forza sul campo a informare l’Operazione Nato «Protettore unificato» che gli abitanti di Sirte e Bani Walid sono «ostaggi». Ma quando era l’esercito libico ad accerchiare Misurata e le forze del Cnt erano nel centro abitato, la Nato bombardava massicciamente gli assedianti e non accusava affatto le seconde di usare scudi umani opprimendo i non armati.
Dunque il «Protettore unificato» opera selettivamente per il cambio di regime? Per carità , ci risponde il colonnello Roland Lavoye, portavoce della Nato a Napoli: «Il nostro compito è neutrale, proteggere i civili; non stiamo con nessuno». Nessun coordinamento.
Eppure la convergenza militare funziona quasi alla perfezione, con ringraziamenti da parte del Cnt, da ormai quasi sei mesi. Da quando, ricorda ogni volta la portavoce, «la nostra operazione è stata avviata per attuare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu 1070 e 1973». La Nato è consapevole del fatto che la guerra è iniziata sull’onda della colossale invenzione dei «10mila morti e 50mila feriti» in febbraio, nei giorni delle proteste? Longescu (non) risponde: «Questa non è una guerra. C’è la risoluzione del Consiglio di Sicurezza». La Nato ha sempre negato di aver fatto vittime civili, anche di fronte a morti, feriti e testimoni.
Il mandato del Consiglio scade a giorni, che succederà ? Troppo presto per dirlo, perché «le intenzioni bellicose di Gheddafi e il lancio di Scud giorni fa da Sirte verso Misurata e Brega» (che distano 250 e 340 km, ndr) mostrano che ci sono ancora minacce ai civili. Così a Sebha, 700 km a Sud di Tripoli, gli attacchi aerei Nato hanno «distrutto infrastrutture di comando e di controllo impedendo il rafforzamento delle posizioni del regime nel nord del paese».
Queste «minacce ai civili» sembano meno dirette delle effettive violenze ai danni dei civili di pelle nera, subsahariani o libici del Sud. Che fa la Nato (anche per proteggere altri civili da ritorsioni)? Lavoye:«Dobbiamo essere realisti, non possiamo occuparci di questo non avendo truppe sul terreno». no all’evidenza
I vertici militari negano ogni coordinamento con i ribelli del Cnt. «Non siamo con nessuna delle due parti, stiamo lì per il rispetto della risoluzione 1973 dell’Onu»
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