by Sergio Segio | 4 Settembre 2011 7:36
Tende, sacchi a pelo e un microfono per dire «basta!». Non a Madrid ma a Torino. Per protestare contro una manovra economica «iniqua e sbagliata». È la scelta della Fiom che domani scenderà in piazza insieme ai movimenti in una maratona non stop di musica e parole, dal pomeriggio fino all’alba di martedì, in attesa dello sciopero generale della Cgil. La location scelta dagli indignados torinesi è, non a caso, un luogo simbolico, piazza Carignano: «È la sede del primo parlamento italiano. È ora che i cittadini, su cui viene caricato il costo della manovra vengano ascoltati dalla politica e dal governo. In questa piazza uniremo le lotte per i diritti, dalla Fiat ai precari» spiega Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto per la segreteria nazionale della Fiom. «Indignarsi non basta!» è il titolo dell’iniziativa. Sarà un’occasione per confrontarsi, discutere della crisi: «Servirà a dialogare a 360 gradi» sottolinea Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom. Oltre alle tute blu, ci saranno gli studenti, il Laboratorio corsaro, Terra del fuoco, il Popolo viola, amministratori locali e i No Tav. «Uniti per elaborare collettivamente – aggiunge Andrea Aimar delle Officine Corsare – una via di uscita dalla crisi» e proporre un’alternativa a una manovra che colpisce i salari e le fasce più deboli. «E prova per decreto – afferma la Fiom – a cancellare il contratto nazionale e si china ai voleri di un’azienda, la Fiat, violando principi costituzionali e la carta europea dei diritti dell’uomo».
Sarà il prologo dello sciopero di martedì. Partita dalla Fiom torinese l’idea ha contagiato anche altre realtà : Milano (in contemporanea ci sarà un sit-in davanti alla Borsa), Taranto, Bologna e Roma (presidio martedì sera a piazza Navona). È la prova generale di un’indignazione «che pensiamo durerà a lungo» sottolinea Airaudo, che non esclude un ritorno in piazza nelle prossime settimane. Torino è, ovviamente, uno dei centri della protesta. Qui – dove l’impegno Fiat sembra volatilizzarsi e il futuro parla retoricamente di Tav -, sono attese le motivazioni della sentenza sul ricorso Fiom, scritte dal giudice Vincenzo Ciocchetti. Ci eravamo lasciati il 16 luglio con la legittimità della newco di Pomigliano e la dichiarazione di comportamento antisindacale della Fiat. Ed è questa seconda parte che inquieta il Lingotto, che avrebbe giocato d’anticipo chiedendo al governo di inserire una norma, l’articolo 8, nella manovra «che non c’entra con i saldi di bilancio e cancella di fatto – ribatte Airaudo – il contratto nazionale dei lavoratori e svuota l’articolo 18. Se la manovra non verrà modificata ricorreremo davanti alla Corte Costituzionale e alla Corte europea».
E sempre a Torino, la Fiat – dopo aver bruciato nel giro di un anno due modelli per Mirafiori L0 (dirottato in Serbia) e il Suv Jeep (negli Usa) – avrebbe stilato, nell’ultimo incontro del Gec (Group Executive counsil), un nuovo piano industriale. È questa l’ipotesi della Fiom: «Se a Mirafiori – spiega Airaudo – ci sarà un solo prodotto siamo molto a rischio. E siamo quasi certi che molti progetti saranno spostati a Detroit». Per il sindacalista «Torino rischia così un doppio colpo: avere pochi prodotti per gli operai e pochi progetti per tecnici e ingegneri». Perdere «la plancia di comando» e diventare «una filiale Chrysler». Sui continui ripensamenti del Lingotto, che a giorni alterni minaccia una fuga dall’Italia, «non c’entra per nulla la ingovernabilità di Mirafiori, visto che è dal primo gennaio che non si fa sciopero». Martedì le Carrozzerie saranno ferme. Il ritorno dalle ferie è stato mesto e solo per pochi (per ora quelli della linea Mito). Tanta la cassa integrazione (che si somma a bollette, affitti e incertezze). E potrebbe prolungarsi. Ecco perché ai cancelli gli entusiasti di Marchionne si sono dissolti.
Insomma, la misura è colpa. Lunedì sarà la notte bianca a difesa delle democrazia. «Un microfono aperto a tutti – sottolinea Bellono -, giovani e pensionati. Poi ci sposteremo in piazza Vittorio Veneto per unirci al corteo della Cgil, al quale parteciperanno anche delegati di altre sigle sindacali». Conclude Aimar, richiamandosi all’immaginario zapatista: «Sarà l’inizio di una degna rabbia in attesa di Fiumana (la festa Fiom al parco Michelotti dal 9 al 18 settembre, ndr)».
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TORINO/ALLA FESTA PD
Camusso va dai quarantenni che la volevano far desistere
Alla vigilia dello sciopero generale, la leader della Cgil Susanna Camusso sarà ospite della Festa democratica di Torino, in programma al parco Ruffini. Quasi una «tana del lupo», se si pensa che proprio dalla città della Mole era partita la lettera aperta per farla desistere dal proclamare l’agitazione. «Non ora. Rinviare lo sciopero generale per dare più forza alla battaglia sociale e politica», era il titolo della lettera aperta inviata alla segretaria generale della Cgil da un gruppo di deputati quarantenni del Pd, primi firmatari Stefano Esposito e l’ex operaio della Thyssenkrupp Antonio Boccuzzi. Chiedevano di «scongiurare il rischio che la mobilitazione» finisse «strumentalizzata, soprattutto da chi vuole dividere il sindacato, cancellare l’intesa unitaria del 28 giugno e isolare la Cgil». L’appello è caduto nel vuoto e domani Susanna Camusso sarà presente al dibattito «Quale patto per lo sviluppo» (ore 20.30) con i segretari regionale e torinese, Morgando e Bragantini.
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