L’imbarazzo dei credenti pdl: parlava per tutti e non di politica
Naturalmente Formigoni sottolinea che «Bagnasco parla per tutti, e non per una persona sola», cioè Berlusconi, e che «come sempre quando parla un’autorità così alta nella Chiesa, il cattolico si mette in ascolto, accetta e ne tiene conto». Naturalmente, Formigoni sottolinea che «Bagnasco parla per tutti e parla per te, parla per me, io non mi ritengo estraneo». E che, usando la carità , bisogna «vedere la trave nel proprio occhio prima della pagliuzza nell’occhio del fratello». Ma il presidente della Lombardia (che ribadisce di aver avuto «personalmente nessunissima responsabilità nella candidatura di Nicole Minetti») non si nasconde dietro un dito. E sottolinea che quelle di Bagnasco sono parole che «devono spingere tutti ad un esame di coscienza» e che devono interpellare «chi ha più responsabilità nel mondo dell’economia, della finanza, della vita sociale, e della politica». «Dalla descrizione di una situazione che preoccupa da tanti punti vista» nasce, secondo Formigoni, la spinta ad un rinnovamento che «è innanzitutto di valori e culturale».
Per il resto, tra i cattolici del centrodestra è palpabile l’imbarazzo. La più combattiva è il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, per la quale non si può assolutamente «pensare che la prolusione di Bagnasco abbia a che fare con la richiesta di un passo indietro del tipo di quello che avrebbe voluto Barbara Spinelli nei confronti di Berlusconi, né è una concessione a quelli che danno troppo peso ai peccati sessuali». Bagnasco, secondo la Roccella, «ha parlato perché non ci sia confusione possibile dal punto di vista pastorale». Ma «non ha parlato dal punto di vista politico». La prova? Starebbe nella richiesta al Parlamento di approvare al più presto la legge sul testamento biologico, «una legge voluta, trainata dal nostro governo ed in particolare dal presidente Berlusconi», conclude mettendo in evidenza che in ogni caso nella prolusione «non si parla di nuovo partito, ma di un rinnovato movimento e risveglio culturale e sociale dei cattolici».
Anche il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi diffida da utilizzare le parole del presidente della Cei come arma di scontro politico contro Silvio Berlusconi. «Il presidente della Cei — commenta — ha rivolto un invito a tutti a riflettere sulla condizione delle istituzioni, dell’economia e della società in Italia. Ciascuno deve riflettere e nessuno può usare il suo monito come una clava contro l’altro». Secondo Sacconi, inoltre, «i parlamentari che apprezzano il suo messaggio, ovunque si trovino collocati, sanno di dover concorrere alla definitiva approvazione della legge sul fine vita». Sandro Bondi parla apertamente di «rischio di strumentalizzazione politica» delle «parole pronunciate dal cardinal Bagnasco, seppure legittime e comprensibili» ma che possono «apparire unilaterali».
Il vicecapogruppo al Senato, Gaetano Quagliariello, sostiene che «non si può tirare questo discorso da una parte o dall’altra e come nel testo non c’è il nome di Berlusconi, non c’è neppure quello di Penati quando Bagnasco fa riferimento ai comitati d’affari». Quagliariello sposta l’attenzione anche su altre parti del discorso, quello ad esempio in cui il cardinale fa riferimento, a proposito della crisi economica, ad «un’Europa smarrita, priva di identità con una moneta e 17 governi». Certo, parla «anche dei comportamenti privati, della questione morale, ma anche del garantismo». Eppure non sfugge al vicecapogruppo dei senatori pdl il passaggio della prolusione in cui si chiede a tutti «comportamenti nobili e responsabili» di cui la storia darà atto: «Questo vuol dire che bisogna guardare avanti e non reagire solo alle contingenze». È invece una parafrasi del racconto dello scrittore Joseph Roth, La leggenda del santo bevitore, quella utilizzata dal ministro Gianfranco Rotondi, cattolico, ex dc, che ha descritto Berlusconi come «un santo puttaniere».
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