Le richieste della commissione Ue «Più interventi per la crescita»
BRUXELLES — La Commissione europea è preoccupata, e lo fa sapere. Anche la Germania, cosiddetta locomotiva d’Europa, è preoccupata e lo fa capire. Davanti alle notizie diverse, e a volte contraddittorie, che ogni giorno arrivano sulla manovra finanziaria italiana, sia Bruxelles che Berlino suonano l’allarme, ciascuna con il proprio linguaggio particolare. «Siamo fiduciosi che le misure per il rilancio della crescita avranno un peso maggiore» nel testo definitivo della stessa manovra, dice Amadeu Altafaj, portavoce del commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn. Sembra un auspicio, ma è un monito. Traduzione dal linguaggio felpato dell’euro-diplomazia: se siamo fiduciosi e non sicuri già adesso, è perché «finora non è stato così», quel peso non c’è stato, di crescita si è parlato troppo poco.
Concetto ribadito poco più oltre: gli interventi a sostegno della crescita hanno un’importanza ancora più grande oggi poiché l’Italia, già sotto la recente media europea per quanto riguarda l’aumento del prodotto interno lordo, nei prossimi mesi subirà , come gli altri Paesi Ue, gli effetti del rallentamento dell’economia internazionale.
E per questo la Commissione segue e seguirà «con particolare attenzione» gli sviluppi futuri, soprattutto per quanto riguarderà le «riforme strutturali» destinate «ad agevolare e sostenere» la crescita, per controllare che esse rispettino i «parametri» già incardinati nelle raccomandazioni rivolte a Roma nel giugno scorso. C’è un altro monito travestito da auspicio, e riferito qui — in modo particolare — ai limiti di sforamento del deficit: la Commissione «non si aspetta che gli obiettivi su cui l’Italia si è impegnata con i partner europei siano rimessi in discussione». L’aggettivo «strutturali», applicato a «riforme», è poi un capitolo a parte: sta a significare ovviamente la richiesta di provvedimenti non transitori, non passeggeri, su un ampio arco temporale, e sembra ribadire lo sconcerto della Commissione per quanto — al contrario — sembra emergere dalle cronache di questi giorni. Le raccomandazioni fatte a giugno davano invece per scontato, che entro l’estate o al massimo settembre, le misure di risanamento dei bilanci fossero definitivamente avviate, in Italia come in altri Paesi, al di là di tutti i dibattiti parlamentari e di tutte le discussioni interne.
Sul tavolo, conta anche la preoccupazione tedesca. Il ministro delle finanze Wolfgang Schà¤uble ha detto ieri in un’intervista televisiva che la manovra italiana «deve essere esaminata attentamente. Finora in Italia non abbiamo corso un rischio e non abbiamo imposto alcunché all’Italia, ma questo Paese — ha aggiunto il ministro — deve fare di tutto. Negli ultimi tempi ha introdotto un programma di risparmio massiccio, sono state fatte alcune correzioni in Parlamento: bisognerà esaminare il testo e i numeri precisi che finora io non ho potuto vedere…». L’auspicio finale rivolto all’intervistatore che lo stuzzica sui «dati fumosi in arrivo dall’Italia»: «Ho sentito anch’io queste voci dei media ma non ho potuto analizzarle. Vorrei parlarne direttamente con il governo italiano».
Bruxelles e Berlino restano dunque in attesa dei dati definitivi sulla manovra. E anche Francoforte: cioè la Banca centrale europea, che da settimane interviene a difesa dei titoli di Stato italiani e spagnoli acquistandoli direttamente sui mercati finanziari, e contribuendo a sterilizzare così la crisi del debito nei due Paesi.
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