Le mani della camorra sul calcio nel mirino le scommesse su 150 partite

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NAPOLI – La notizia è l’arresto di otto persone fra cui due dirigenti Intralot nell’inchiesta sulle infiltrazioni della camorra di Castellammare di Stabia nei centri scommesse. Ma è lo scenario di questa indagine che lascia presagire sviluppi clamorosi: la Procura di Napoli sta esaminando un elenco di 150 partite di calcio sulle quali i Monopoli di Stato hanno rilevato flussi di giocate ritenuti anomali. Della lista fanno parte almeno quattordici gare del campionato di serie A 2010-2011. Adesso sono in corso approfondimenti da parte dei pm Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa che con il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo coordinano il lavoro dei carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata guidati dal capitano Alessandro Amadei.
Nei giorni scorsi è stato ascoltato come teste l’ex dg del Bologna Stefano Pedrelli con riferimento a tre partite: Brescia-Bologna (3-1) del 2 aprile, a Bologna-Napoli (0-2) del 10 aprile, e Chievo-Bologna (2-0) del 17 aprile. Pedrelli, dimessosi l’estate scorsa dopo l’errore in sede di mercato che è costato al Bologna la cessione alle buste all’Inter dell’altra metà  del portiere Emiliano Viviano, ha escluso di essere stato a conoscenza di anomalie o illeciti. Sempre come persona informata dei fatti sarà  ascoltato anche Hector Cuper, già  allenatore in Italia di Inter e Parma e in Spagna di Valencia e Maiorca. Un filone dell’inchiesta guarda infatti ai contatti intrecciati da presunti referenti dei clan camorristici D’Alessandro e Di Martino per gestire il business delle scommesse in Spagna e anche un Sudamerica. Se le accuse dovessero essere confermate molti campionati rischierebbero di «saltare in aria», avverte il procuratore Giandomenico Lepore.
L’indagine è articolata in diversi capitoli. La prima partita finita sotto i riflettori era stata Juve Stabia-Sorrento (1-0) del 5 aprile 2009 di Lega Pro, oggetto di una presunta “combine” contestata ai calciatori Cristian Biancone e Vitangelo Spadavecchia. Ora si indaga anche sulle minacce della camorra ai calciatori della Juve Stabia durante quel torneo e pure alla vigilia della partita con il Sorrento, quando gli atleti, reduci da una serie di sconfitte, furono costretti a rimanere in mutande da alcuni teppisti saliti sul bus della squadra. Il cuore dell’inchiesta restano gli investimenti della camorra nei centri scommesse utilizzati anche per giocate via internet su piattaforme non autorizzate. Su questo versante, i carabinieri hanno eseguito ieri otto decreti di fermo che dovranno essere convalidati dal giudice. In carcere sono finiti due dirigenti di Intralot, Maurizio Lopez, al vertice dell’ufficio quote e rischi, e Antonio De Simone, direttore dell’ufficio commerciale fino al giugno 2009, considerati dagli inquirenti «la chiave d’accesso» del clan D’Alessandro «per ottenere l’assegnazione di punti e agenzie di scommesse». Sequestrate due agenzie a Pimonte e Gragnano. Il clan era arrivato anche a Rimini. Intralot ribadisce di ritenersi «parte lesa», afferma la propria «totale estraneità  alla vicenda», e ricorda i «rapporti di leale collaborazione con la Procura sin dall’inizio dell’indagine». Anche il procuratore aggiunto Cantelmo ha chiarito che Intralot è «fuori da verifiche o sospetti».


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