Le cinque tappe della crisi

by Sergio Segio | 18 Settembre 2011 7:37

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Depressione («Non vale più la pena di fare niente: è finita»). Accettazione («Tutto si rimetterà  a posto, il mondo andrà  avanti»). Sono le «cinque tappe del lutto», quelle attraverso cui, secondo Elisabeth Kà¼bler Ross, passano tutti coloro che si trovano ad affrontare la morte di una persona cara o una perdita catastrofica. Probabilmente la Kà¼bler-Ross non immaginava che il suo schema potesse risultare molto utile per comprendere il comportamento di un Governo messo di fronte a una grave crisi finanziaria. Sono passati attraverso questa trafila gli argentini (più di una volta), i brasiliani, i messicani, i russi e gli asiatici. Ora tocca all’Europa (e agli Stati Uniti, ma questa è un’altra storia). Io non so – e credo che non lo sappia nessuno – che piega prenderanno le convulsioni che stanno trasfigurando le economie europee, o come reagiranno i mercati finanziari e i Governi nel loro interminabile ciclo di azioni e reazioni. Sappiamo che i 150 miliardi di euro che l’Europa ha dato alla Grecia non sono serviti a molto e che l’Italia, la Spagna e altri Paesi a rischio hanno già  adottato misure di austerità  fino a poco tempo fa inimmaginabili. Ma sembra che nulla funzioni.
Quando prevedere quello che succederà  diventa così difficile, bisogna cercare consiglio nel passato (pur nella consapevolezza che non sempre quello che è successo in passato può essere di aiuto per prevedere il futuro). In ogni caso, l’analisi di un gran numero di crisi di questo genere in Paesi diversi ha permesso a Carmen Reinhart, autrice (insieme a Kenneth Rogoff) del magnifico libro Questa volta è diverso. Otto secoli di follia finanziaria (Il Saggiatore, 2010), di individuare le cinque tattiche più comuni utilizzate dai Paesi fortemente indebitati per ridurre l’indebitamento.
1 Crescita. Equivale a uscire dal problema facendo espandere l’economia. Man mano che l’attività  economica cresce, aumenta il gettito fiscale e si riduce il peso del debito in rapporto all’economia. Molti Paesi ci hanno provato; pochi ci sono riusciti.
2 Smettere di pagare. In linguaggio più tecnico si chiama «moratoria», «sospensione dei pagamenti», «ristrutturazione del debito», «default» o «piano Brady». Nella pratica consiste semplicemente nel notificare ai creditori che saranno pagati meno di quello a cui avrebbero diritto e in un lasso di tempo più lungo di quello concordato inizialmente. La Reinhart ha riscontrato che dall’anno della sua indipendenza, nel 1832, la Grecia è stata in mora per il 48 per cento del tempo. Anche l’Argentina ricorre spesso a questa tattica.
3 Austerità . È un tema dolorosamente familiare in questi mesi per gli europei, come lo fu negli anni 90 per i latinoamericani, i russi e gli asiatici. Comporta tagli draconiani alla spesa pubblica, sia quella superflua che quella non tanto superflua. Riduce il debito, ma produce anche manifestazioni di piazza, e a volte la caduta di Governi.
4 Inflazione. Quando aumentano i prezzi, il valore del debito diminuisce in maniera proporzionale al tasso di inflazione. L’inflazione è un male per l’economia, specialmente per i lavoratori salariati, e allevia il problema dell’indebitamento in modo politicamente meno conflittuale, ma non risolve il problema dell’indebitamento in altre valute.
5 Repressione finanziaria. Avviene quando i Governi prendono misure finalizzate a incanalare verso di loro fondi che altrimenti verrebbero destinati ad altri scopi, o uscirebbero dall’economia. L’arsenale di questo tipo di misure è variegato, tentatore, pericoloso e… frequentemente utilizzato. Comprende l’imposizione di un tetto ai tassi di interesse pagati dal Governo, l’obbligo per le banche di coprire una parte delle riserve obbligatorie con l’acquisto di titoli di Stato, la nazionalizzazione del settore bancario o di alcune parti di esso o l’imposizione di controlli sui flussi di capitali internazionali. Sembrano misure estreme, e infatti lo sono, ma erano molto usate nei Paesi meno sviluppati tra gli anni 60 e gli anni 80. Carmen Reinhart, che sospetta un prossimo ritorno in auge di misure di questo tipo, ricorda che fra il 1945 e il 1980 erano comunemente utilizzate anche negli Stati Uniti e in altri Paesi sviluppati e che diedero un contributo fondamentale alla «liquidazione» dei debiti accumulati durante la seconda guerra mondiale.
Ovviamente, nessuna di queste cinque tattiche esclude le altre; possono essere adottate insieme: in particolare, vanno spesso a braccetto inflazione e repressione finanziaria.
Ripeto: non so come si evolverà  questa crisi, ma so che le idee di Elisabeth Kà¼bler-Ross, combinate con le idee di Carmen Reinhart, contribuiscono a far capire meglio cosa c’è dietro le tante notizie che ci stanno arrivando dall’Europa.

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