«Cambio telefono, mi spiano» Quello sfogo con Tarantini

by Sergio Segio | 18 Settembre 2011 6:39

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BARI — Anche il capo della sicurezza di Silvio Berlusconi fu coinvolto nell’assistenza alle donne reclutate per le feste. Il 5 settembre 2008 «Gianpaolo Tarantini e Claudio Cecere, collaboratore del premier, si mettono d’accordo come accompagnare le ragazze a palazzo Grazioli», l’imprenditore avvisa le ragazze e alle 21 di quella sera «Cecere comunica che tra un minuto sarà  sotto l’Hotel de Russie». Aerei a disposizione, viaggi di Stato, programmi televisivi: le carte dell’inchiesta della Procura di Bari sullo sfruttamento della prostituzione dimostrano come il capo del governo avesse coinvolto tutte queste persone anche nella sua vita pubblica. Tanto che in un’occasione chiese a due escort di seguirlo facendole passare come sue segretarie. Molti di loro avevano il numero del cellulare personale, potevano chiamarlo a tutte le ore. E il 19 settembre è proprio lui a rivelare a Tarantini, che conosce da qualche settimana: «Ho avuto un disastro con il telefono, ho avuto un po’ di guasti e ho dovuto cambiarlo perché come al solito me l’avevano messo sotto controllo, ogni tanto mi succede. Ce ne siamo accorti e allora ho cambiato il numero». Tarantini, custode di molti segreti di Berlusconi, rivela invece in un verbale che dopo l’intervista della D’Addario al Corriere della Sera «Murdoch mi propose un contratto miliardario che rifiutai».
«Ha chiesto il tailleur»
Il 17 ottobre Barbara Guerra chiama Tarantini. Annotano gli investigatori: «Amore c’è un piccolo problemino, che mi ha chiesto un tailleur e io non ce l’ho dietro e neanche Anna (Ioanna Visan) perché vuole che scortiamo tipo segretaria. Gianpaolo le dice di mettersi un pantalone e una giacca. Poi le dice: “Vuoi passare di qua?” e lei dice che ora deve andare». Capita che Berlusconi coinvolga queste persone in appuntamenti pubblici. Ma anche che si metta a disposizione per soddisfare le loro esigenze.
Il 5 gennaio 2009 Tarantini con Belén Rodriguez, la sorella e Linda Santaguida devono raggiungerlo in una delle sue ville.
Berlusconi: ottimo a che ora vuoi l’aereo
Tarantini: facciamo così, la chiamo io verso le cinque, magari la chiamo a casa, oppure vuole che mi accordi con Marinella?
Berlusconi: no, dovresti accordarti con la dottoressa Ronzulli… Ti spiego, io mando giù un aereo oggi, lo faccio fermare a Roma a tua disposizione, quindi puoi venire su all’ora che vuoi, domani mattina venite per colazione…
Episodio simile accade anche il 3 febbraio 2009. È scritto nella relazione della Guardia di finanza: «Gianpaolo chiama Marinella, segretaria di Berlusconi, le dice che partirà  con il presidente e con lui ci sarà  anche Barbara Guerra. Lei gli dice che si deve trovare alle 13.30 all’aeroporto militare di Linate».
«Vai con le geishe»
Il 17 ottobre 2008 Tarantini parla al telefono con la parlamentare del Pdl Elvira Savino. Annotano gli investigatori: «Parlano di lui (Berlusconi) che è indistruttibile. Gianpaolo racconta a Elvira che andrà  con lui a Pechino, allora Elvira dice: “E quindi te ne vai cinque giorni a Pechino con le geishe praticamente, cambiate genere…”». Quattro giorni dopo l’imprenditore affronta lo stesso argomento con l’amico Massimo Verdoscia, poi indagato anche lui come partecipe alla presunta associazione per delinquere.
Tarantini: che io per noi sto a faticare io
Verdoscia: per noi, per noi io ancora non vedo nulla qua, io ancora do e do
Tarantini: la calma è la virtù dei forti
Su questo viaggio in Cina Tarantini ha riposto molte speranze ed evidentemente anche il premier aveva agevolato questa partecipazione, tanto che i documenti necessari sono stati preparati a tempo di record. Tarantini glielo racconta vantandosi: «Avere il visto dall’ambasciata cinese è stata un’impresa, perché con le procedure urgenti ci vogliono dodici giorni, mentre per la normalità  ci vogliono 36 giorni. Io l’ho avuto in un giorno».
«Ferro caldo»
Per Gianpaolo Tarantini che l’aveva conosciuto un mese prima, e già  gli aveva organizzato un paio di serate con le «sue» ragazze, Silvio Berlusconi era «un ferro da battere quando è caldo». Così diceva il 29 settembre 2008 con l’amico Salvatore Castellaneta, spiegando che bisognava raccogliere velocemente le informazioni sul gruppo imprenditoriale di Enrico Intini — amico di tutti e due — per sottoporle al presidente del Consiglio. Ci riuscì, perché di lì a poche settimane il premier gli procurò un incontro con Guido Bertolaso, il potente capo della Protezione civile, per far lavorare le aziende di Intini.
Di questo parlano a febbraio del 2009 l’autista di Tarantini, Dino Mastromarco, con la moglie dell’imprenditore e l’uomo afferma: «Lo fece chiamare da Bertolaso personalmente… Intini mi ricordo che gli disse a Gianpaolo, quel giorno che andarono, “io non sono mai stato ricevuto da Bertolaso, mi ha sempre rifiutato”… eppure Intini passa per uno dei più grossi imprenditori d’Italia». Nell’affare appare coinvolto anche Roberto De Santis, imprenditore di area dalemiana, che più volte insiste con Tarantini per chiudere la partita. In un verbale del novembre 2009 lo stesso Tarantini racconta la sua gita in barca a Ponza proprio con Massimo D’Alema e altri amici, «ricordo che io e lui giocammo a burraco». E quale possa essere il risultato lo racconta Tarantini al fratello Claudio dopo l’incontro con Bertolaso: entrare con una società  nella nuova Protezione civile spa che si sta costruendo e che sarà  bloccata soltanto dopo gli arresti dei manager accusati di aver assegnato gli appalti in cambio di tangenti.
«A posto con Guarguaglini»
Lo stesso gruppo si muove anche su Finmeccanica. Il 3 febbraio 2009 Intini dice a Tarantini di non aver ancora definito il valore degli accordi con Finmeccanica che erano stati promessi. Scrivono nell’informativa i finanzieri: «A rassicurare Tarantini ci pensava Silvio Berlusconi alcuni giorni dopo, riferendo di aver parlato con Guarguaglini (era il suo secondo intervento sulla presidenza del Gruppo Finmeccanica) che gli aveva garantito che le trattative stavano proseguendo regolarmente: “Niente ho parlato… come ti avevo detto che avrei fatto… lui mi ha detto sì, sì, non ci sono… sta andando avanti tutto, ho parlato personalmente con la persona…. tutto bene, la persona è tranquilla, e perciò andiamo avanti”».
A marzo Tarantini riferisce a Intini «l’aspro disappunto» di Silvio Berlusconi «verso il vertice di Finmeccanica» per il fatto che non aveva ancora concesso le promesse collaborazioni con le società  del Gruppo Intini: «Quello disse: “Guagliò… il rispetto delle istituzioni almeno”», racconta riportando una frase del premier
La cena con Borgogni
Nella relazione della finanza sono anche contenuti i particolari di una cena organizzata da Gianpaolo Tarantini il 29 aprile 2009, nella sua casa di Roma, col direttore centrale delle relazioni esterne di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni, e con Salvatore Metrangolo, presidente e amministratore delegato di due società  del gruppo, che si è dimesso nei giorni scorsi. «Alla cena intervenivano anche Paolo Berlusconi e un suo amico», scrivono gli investigatori. Che aggiungono: «Per intrattenere i suoi ospiti Tarantini reclutava Barbara Guerra, Fadoua Sebbar e Letizia Filippi, la cui disponibilità  a concedere favori sessuali in cambio di utilità  era stata ormai testata». Seguono i colloqui intercettati in cui l’imprenditore si raccomanda con Barbara: «È una cosa importante, che mi serve a me, capito? Per lavoro…», e quelli in cui le dà  indicazioni su come vestirsi: «Amò, però mettiti uma minigonna inguinale… Vestiti proprio a mignotta!».
Il giorno dopo Tarantini commenta con un’altra donna presente alla cena — Micaela Ottomano, segretaria particolare dell’allora sottosegretario allo Sviluppo economico Paolo Romani — «soffermandosi, tra le altre cose, sulla spesa che Gianpaolo aveva dovuto sostenere per reclutare le due ragazze (la Guerra e la Sebbar) che avevano intrattenuto i due dirigenti di Finmeccanica». La Ottomano dice: «Certo che sono due puttanone, ma si vede… Ti è costato altri duemila?». Tarantini glissa: «Nooo». Ottomano: «Che sei generoso, chissà  che gli hai dato…». Ieri Borgogni ha precisato di essere «andato via a metà  della cena, quando arrivò Paolo Berlusconi».
L’incontro con Romani
Micaela Ottomano, quarantenne avvocato barese, era già  stata contatta da Tarantini per organizzare un incontro col sottosegretario Romani, utile a sbloccare una pratica che doveva portare le aziende del Gruppo Intini a gareggiare per la realizzazione del Sistema nazionale integrato delle comunicazioni di Protezione civile. Serviva la firma di un accordo tra Rai e Protezione civile, di cui si sarebbe dovuto occupare Romani. «Primo passo — scrivono gli investigatori — era avvicinare Micaela Ottomano, segretaria particolare di Paolo Romani, perché questa, dietro la promessa di Tarantini di essere presentata al presidente Berlusconi, prevedesse un appuntamento con il sottosegretario».
Dopo averla contattata, il 1° aprile 2009 Tarantini ricevette da Micaela questo sms: «Ciao Gianpaolo, grazie x l’affettuosità  e la gentilezza dimostratami. Ci metterò il mass dell’impegno, e tu se riesci cerca di accontentarmi nelle modalità  di cui ho detto xché la festa x il mio caso nn va bene. Ti abbraccio». Tre settimane dopo, nuovo contatto tra i due. Riferiscono gli investigatori: «Micaela Ottomano contattava Tarantini e gli diceva che gli avrebbe organizzato un pranzo con Romani per il giovedì. La Ottomano in cambio avrebbe voluto incontrare il presidente Berlusconi».

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