Lavoro, le parti sociali sconfessano la manovra

by Sergio Segio | 22 Settembre 2011 5:56

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ROMA – Confindustria e sindacati chiudono in modo definitivo l’intesa raggiunta il 28 giugno scorso su contrattazione e rappresentanza. Con un incontro a sorpresa, avvenuto ieri di buon mattino presso la foresteria degli industriali in via Veneto a Roma, la presidente Marcegaglia e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil – Camusso, Bonanni, Angeletti – hanno siglato l’accordo interconfederale di giugno, integrandolo con un nuovo impegno formale. Solo poche righe per affermare che «le materie delle relazioni industriali e della contrattazione sono affidate all’autonoma determinazione delle parti». Un principio che di fatto consente di superare, sconfessandolo e depotenziandolo, l’articolo 8 della manovra di Ferragosto, la contestata norma sulla possibilità  di derogare, in sede di contrattazione aziendale e territoriale, al contratto nazionale e alle leggi in materia di lavoro, anche sui licenziamenti tutelati dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Esulta la Cgil, che ha preteso quelle righe per chiudere l’accordo. Soddisfatti gli altri sindacati e Confindustria per la ritrovata unità . Il ministro del Lavoro Sacconi, in una nota, «apprezza la responsabilità » di tutte le parti, ribadendo che «la legge vi aggiunge la sua “forza” per dare certezza agli accordi e si limita a definire le materie che liberamente e responsabilmente le parti possono regolare».
Si chiude così, con la firma di ieri, un percorso accidentato che rischiava di naufragare dopo il “blitz” estivo del governo. «Da oggi le parti sociali potranno trattare, siglare accordi e, qualora ci siano dissidi, far decidere alla maggioranza», spiega Bonanni della Cisl che poi precisa: «Abbiamo messo la parola fine a tutte le polemiche delle ultime settimane. Saranno le parti in piena autonomia a gestire tutti i punti che l’articolo 8 demanda alla volontà  di sindacati e imprese». Le tutele previste dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori «resteranno pienamente valide», assicura Angeletti della Uil.
La firma di ieri «ha un senso preciso» per il segretario Camusso della Cgil. Ovvero che «l’autonomia delle parti è un valore» e che «non si è condivisa l’operazione del governo sull’articolo 8». Al contrario, si ribadisce che «il rapporto tra contratto nazionale e contratto aziendale è quello definito dall’accordo del 28 giugno». Un accordo che pone la contrattazione di secondo livello sotto l’unico ombrello del Contratto nazionale, fonte primaria per l’individuazione delle materie derogabili a livello locale. «Se qualcuno pensa di utilizzare l’articolo 8 – prosegue la Camusso – allora guarda ai sindacati di comodo e ai contratti pirata». Sul punto, la Cgil chiede l’abolizione dell’articolo 8, annunciando un ricorso alla Consulta.

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