L’Anci fa i conti: Roma perde 450 milioni, Milano 283
ROMA — Se oggi sono appena uno su dieci, dal 2012 un comune su due potrebbe essere costretto ad aumentare al massimo livello possibile le addizionali sull’Irpef. Secondo i calcoli dell’Associazione dei Comuni, la conseguenza dei tagli di 6,2 miliardi sul 2012 decisi con la manovra per l’anticipo del pareggio di bilancio, sarebbero devastanti per i sindaci, che non a caso oggi scioperano, ma soprattutto per i cittadini. Il 54,7% dei comuni, ora sono appena il 13,4%, potrebbe aumentare l’addizionale allo 0,8%. E neanche questo basterebbe a centrare gli obiettivi imposti dal governo centrale, perché la maggior parte dei Comuni, tra il 60 e l’80%, non sarebbe comunque in grado di compensare integralmente i tagli con l’aumento delle tasse. Scampato l’aumento dell’Irpef che va allo Stato, per i contribuenti si profila comunque un conto salatissimo.
A Roma, l’obiettivo di bilancio imposto ai Comuni con la manovra, si traduce in una sforbiciata al bilancio di ben 450 milioni di euro: 196 milioni di riduzione della spesa più 254 milioni di tagli ai trasferimenti che arrivano dal governo centrale. Ed il conto potrebbe salire ancora se ci fossero da compensare i tagli «risparmiati» ai comuni virtuosi, quelli che rientrano nei parametri fissati dall’esecutivo. Lo studio dell’Anci ipotizza che siano appena 230, cioè il 10% dei Comuni oltre 5 mila abitanti. Pagare anche per loro, che eviterebbero ogni sacrificio, farebbe salire il conto del Campidoglio a 472 milioni di euro: 172 euro per ogni romano.
Poca cosa, comunque, rispetto a quello che peserà la manovra antideficit sulle tasche dei milanesi, per non parlare dei veneziani, o dei piccoli e ricchi comuni turistici del Nord e del Centro Italia, quelli che spendono di più e che risulteranno i più sacrificati, visto che i nuovi obiettivi del Patto di Stabilità interno si calcolano proprio sulla spesa. A Milano la manovra 2011 costa 283 milioni di euro, che rischiano di salire a 293 se dovrà farsi carico anche dei comuni virtuosi. «Questo decreto ci mette in ginocchio» commenta il sindaco, Giuliano Pisapia, alla vigilia della giornata di protesta. Napoli dovrà far fronte a minori risorse di bilancio per 226 milioni di euro, mentre a Torino il peso della manovra sarà di 200 milioni. Per Palermo l’obiettivo di risparmio sarà di 127 milioni, a Genova di 110, a Venezia di 88 milioni, a Bologna e Firenze di 82.
La manovra peserà per 227 euro a testa sui milanesi, 236 ai napoletani, 220 euro a testa per i torinesi, 195 per i palermitani, 224 euro ai fiorentini, mentre a ciascun cittadino di Venezia l’anticipo del pareggio di bilancio al 2013 costerà , solo nel 2012, ben 327 euro, il valore più alto tra le grandi città capoluogo. Ben poca costa rispetto a quanto dovranno sopportare, come detto, i comuni più ricchi, che in proporzione spendono più degli altri. Livigno, zona extra-doganale dove tutto si acquista senza l’Iva, ha un obiettivo di risparmio di 2,8 milioni di euro, che peseranno per 483 euro su ciascun cittadino. Cortina d’Ampezzo avrà 2,5 milioni in meno, che equivalgono a 423 euro per ogni residente, Sanremo dovrà fare i conti con 22,7 milioni di euro di minori risorse (400 euro per abitante), ed i tagli peseranno per 397 euro a testa a Forte dei Marmi, 366 euro a Castiglione della Pescaia, 329 euro a Diano Marina, 260 euro a Cefalù, 251 a Santa Teresa di Gallura, 246 euro a testa a Taormina.
Related Articles
La Cgil in piazza per «Un’altra Italia»
Lavoro, migranti, diritti civili. Camusso a tutto campo alla manifestazione romana del sindacato: si riparte dall’Art.18
Giornata nera per il lavoro: cinque incidenti mortali
Chioggia, Vipiteno, L’Aquila e Latina,da nord a sud la mappa della strage
Il recupero delle reti
Giornata nera per gli incidenti sul lavoro. A sera il bilancio è tragico è conta cinque morti, quattro operai e un pescatore. di oggi, che archivia ben 5 morti: quattro operai – uno a Borgo Isonzo, in provincia di Latina, due a Vipiteno, un altro in provincia dell’Aquila – e un pescatore a Chioggia
Quella norma di Re Umberto e i maxi bonus dei banchieri
MILANO — Un emendamento fresco fresco e una vecchia norma ormai rottamata. In mezzo, le regole sui potenziali conflitti di interessi dei banchieri. Altri tempi, altra epoca, altro impianto giuridico, ma la vecchia norma è stata evocata a sorpresa pochi giorni fa in un procedimento giudiziario contro amministratori e sindaci (quasi tutti rinviati a giudizio) di una banca della Romagna, per anni, secondo l’accusa, usata come un bancomat.