La semplicità  volontaria

by Sergio Segio | 30 Settembre 2011 6:18

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Il salasso, piaccia o no, spinge in un’altra direzione: risparmio e frugalità . Sono scelte obbligate, fatte con un sentimento di frustrazione. La rinuncia forzata mentre il lusso vola distorce il senso di parole chiave alternative: citare la decrescita è come evocare il diavolo in chiesa. Cambia tutto la semplicità  volontaria. Sobrietà , frugalità , consumo critico, parsimonia, qualità  della vita, dono, convivialità , decrescita felice, buen vivir, pratiche di tanta società  civile nel mondo, incarnano la nozione ecologica del limite, la coscienza che l’abbondanza di alcuni popoli è causa di miseria per altri e il desiderio di una vita “altrimenti” ricca. Nel 1845 il naturalista e filosofo Henry Thoreau lasciò la città  e visse per due anni nei boschi del Massachusetts, Lo racconta in «Walden o la vita nei boschi», pietra miliare per capire quanto poco basti per vivere, e come la vita sia ormai al servizio di un circo Barnum di merci e burocrazie.
Alexander Langer è stato un politico pragmatico e visionario, qualità  che di rado viaggiano insieme. La Fiera delle utopie concrete che si è tenuta a Città  di Castello dal 1988 su come riconvertire in modo ecologico società  e produzioni, è una delle sue intuizioni più riuscite. Tra la prima fase centrata sui quattro elementi – aria acqua terra fuoco – e la seconda – i cinque sensi – un incontro ha analizzato cosa siano nella nostra civiltà  dei consumi la ricchezza e la povertà , nella realtà  e nell’immaginario collettivo, e ha cercato di ridefinire i contenuti di entrambe. Ne esce una critica forte all’idea di ricchezza come accumulo di oggetti e denaro, e il desiderio diffuso di vita sobria, che non è mortificazione e pauperismo ma un modello francescano e conviviale che ama la natura e non lascia indietro tanta popolazione mondiale. Idee che hanno animato la rete planetaria degli ecovillaggi, il restauro di borghi, le comunità  agricole, i soggiorni nei monasteri in cerca di silenzio, il ritorno in campagna, la difesa del paesaggio, l’uso di tecnologie dolci e un’altra mobilità , riuso e riciclo, il baratto e le banche del tempo, fino a progetti di riconversione locale e di Paesi interi. Una diversa ricchezza quindi, un benessere da reinventare. Questa semplicità  che usa tecnologie in sintonia con la natura, rivaluta il lavoro manuale, non spreca e crede ancora nella comunità  viene fraintesa quando non attaccata come “arcaica” a causa di pregiudizi tenaci: l’identificazione tra sobrietà  e miseria, la convinzione che i problemi umani possono essere risolti per mezzo di una quantità  illimitata di beni materiali (Polanyi), la demonizzazione del passato e un’idea fantascientifica del nostro futuro – robot che fanno tutto e simili. Lo spirito dell’epoca disprezza ciò che è semplice, incapace di sentirne la profondità , e vuole una vita di effetti speciali. Non ama la conoscenza che segue la via della sottrazione e non capisce che la semplicità  è l’arrivo felice di un percorso intenso, fuori e dentro noi stessi. Un esercizio zen.

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