La Rai «licenzia» la Dandini La conduttrice: scelta politica

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ROMA — Niente Serena Dandini su Raitre dal 27 settembre, come da palinsesti autunno-inverno approvati a primavera. Il consiglio di amministrazione Rai ieri ha bocciato il contratto con la Fandango, portato al voto dal direttore generale Lorenza Lei. Cinque voti contro (tutto il centrodestra Giovanna Bianchi Clerici, Alessio Gorla, Angelo Maria Petroni, Guglielmo Rositani, Antonio Verro), quattro a favore (il presidente Paolo Garimberti, i due consiglieri pd, Giorgio van Straten e Nino Rizzo Nervo e il quarto Udc, Rodolfo de Laurentiis). Dopo l’addio di Michele Santoro, le dimissioni di Paolo Ruffini che lascerà  Raitre il 10 ottobre, Viale Mazzini perde un altro pezzo importante. Il Cda ha implicitamente approvato la linea di Lorenza Lei: niente appalti all’esterno per programmi il cui marchio è di proprietà  Rai, occorre produrli internamente. Non è bastato l’abbattimento del 6% dei costi industriali proposto da Fandango.
La prima reazione, molto dura, è dello stesso Garimberti: «Trovo aziendalmente incomprensibile la decisione presa dalla maggioranza del Consiglio e mi rammarico che il Cda si sia spaccato come non accadeva da mesi. Tanto più incomprensibile quando nella stessa seduta si dà  il via all'”Isola dei famosi”, un programma certamente meno da servizio pubblico…». L’interessata, Serena Dandini, parla molto chiaramente: «L’unica soddisfazione è averli stanati. Mi hanno accusato di essere avida, di volere troppi autori e pezzo a pezzo abbiamo smontato ogni pretesto: ora il re è nudo e tutti hanno capito perchè non andiamo in onda! Mi dispiace per l’azienda in cui abbiamo lavorato per decenni che, mai come adesso, è sotto occupazione politica e per gli abbonati che ci hanno dimostrato sempre un enorme affetto. E che ci ritroveranno presto altrove». Ultima richiesta, riavere il divano rosso. Altrove, ovvero? Le trattative con la La7, dove approderà  presto Paolo Ruffini, forse non si sono mai interrotte.
Il consigliere Petroni sottolinea in una nota: quel contratto contrastava con la normativa prevista dal Codice del 2006 per le aziende di diritto pubblico, non si poteva affidare un appalto senza gara. Antonio Verro: «È necessario uno scatto di orgoglio del servizio pubblico: la Rai deve avere una linea ferma e univoca verso i produttori indipendenti che spesso riescono a vincolare l’azienda su scelte produttive ed editoriali non sempre convenienti ed opportune». Ma nel centrosinistra si parla di intervento politico. Giorgio van Straten: «Questa gravissima decisione, che si traduce in un danno all’azienda, attua la volontà  di Silvio Berlusconi, manifestata nelle intercettazioni di Trani, su personaggi e trasmissioni a lui sgraditi». Nino Rizzo Nervo: «È in atto lo smantellamento di Raitre secondo il diktat di Trani, comincio a chiedermi se ha un senso restare in questo Consiglio per assistere impotente alla consumazione di un delitto».
Ci sono anche reazioni tra gli altri autori-conduttori. Lucia Annunziata: «La bocciatura della Dandini è una vergogna. Soprattutto dopo gli sforzi fatti dalla produzione per rispettare ogni richiesta aziendale. Un Cda in scadenza ha ancora una volta messo i propri piccoli interessi davanti a quelli della Rai. Mi considero sciolta da ogni obbedienza nei confronti di un organo che opera con tali modalità ».
L’aria in Rai è tesissima. Ieri l’assemblea dei Comitati di redazione delle testate giornalistiche ha affidato all’Usigrai, il sindacato dei giornalisti, un pacchetto di due giorni di sciopero sotto lo slogan «Riprendiamoci la Rai». A Rai International si intensificano le voci di uno smantellamento della sede storica di New York.


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