La partita del carbone

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Dall’altra il gruppo ambientalista Friends of the Earth International e decine di proprietari terrieri locali che si oppongono alla costruzione e lanciano una sfida legale, denunciando la Xstrata per danni climatici: il progetto danneggerebbe in modo significativo e irreversibile il comprensorio turistico nord-orientale del paese, tra cui la Grande Barriera Corallina e la foresta tropicale. Il tribunale di Brisbane proprio in questi giorni ha accolto la denuncia e segnato un importante punto a favore delle loro argomentazioni. Aprire quella miniera significherebbe vanificare gli sforzi per la riduzione dei gas serra, ha praticamente riconosciuto il tribunale. Un primo successo che ora allarma altri colossi minerari come Vale SA e BHP Billiton Ltd., in attesa di approvazione di una trentina di progetti di miniere: una eventuale vittoria legale degli ambientalisti metterebbe a rischio anche i loro piani.
Il mega progetto di Xstrata Inc in Australia – in joint venture con le giapponesi Itochu Corp e Sumitomo Corporation – prevede la costruzione di una miniera su 11.000 ettari (30 anni di vita), un progetto da 6 miliardi di dollari australiani (6,2 miliardi di dollari) e 1,3 miliardi di tonnellate di Co2 all’anno emesse nell’atmosfera, secondo la denuncia degli ambientalisti, che invitano azionisti e investitori svizzeri di Xstrata a fermare la costruzione della miniera di carbone in Australia. A sostegno di chi si oppone è arrivato anche un report di recente pubblicazione, realizzato da esperti del clima australiani. «Consentire lo sviluppo del progetto e dei suoi 1,3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica si rivelerà  disastroso per la barriera corallina, e questo oltre alla distruzione degli ecosistemi significherà  anche posti di lavoro in meno, da Bundaberg a Cairns», ha affermato il dottor Smith, uno degli autori della ricerca. «Il cambiamento climatico è ormai riconosciuto come la più grande minaccia per la Grande Barriera Corallina … (…) gli attuali livelli di CO2 nell’atmosfera sono già  dannosi» ha aggiunto il professor Hoegh-Guldberg, esperto di cambiamenti climatici presso l’Università  del Queensland.
Un altro rapporto del governo australiano, nel 2009, rivelava che c’erano stati due «gravi eventi di sbiancamento dei coralli derivati dalle elevate temperature del decennio precedente e dalle modifiche dell’ecosistema causate dei cambiamenti climatici». Xstrata respinge le accuse: ai proprietari terrieri ribatte che è vero, la disponibilità  di terreni agricoli verrà  ridotta del 40 per cento durante la vita della miniera – ma parla di «vantaggi economici molto significativi» per la regione se il progetto andasse in porto. Ma anche questi sono dubbi. «Il 97 per cento dei lavoratori del Queensland non è impiegato nel settore minerario. L’industria impiega circa 60.000 persone nel Queensland mentre il doppio, circa 122.600 persone, lavorano nel turismo» rivela, quasi in riposta, l’ente governativo Tourism Queensland.
Per avere il via definitivo ora c’è bisogno dell’approvazione del governo federale e di quello del Queensland. Ma la partita è tutt’altro che conclusa.


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