La manovra costa cara alle famiglie Confesercenti: stangata da 33 miliardi
ROMA – Uno sciopero «simbolico» di tutti quelli che pagano le tasse. È la proposta che sta preparando la Uil di Luigi Angeletti perché troppi in Italia continuano a evadere, mentre chi ha la ritenuta alla fonte non può sottrarsi a una pressione fiscale che nel 2014 – secondo la Cgia di Mestre – è destinata ad arrivare in termini reali al 54 per cento. Pagheranno di più ancora le famiglie. Le stesse su cui – ha calcolato la Confesercenti – si scarica per oltre la metà l’effetto-manovra: 33 miliardi su 54. Una mega-stangata.
Dunque, la protesta di chi paga le tasse (dagli operai fino ai dirigenti che comunque hanno il sostituto d’imposta) contro chi evade o elude. «Non chiediamo di fare sciopero e perdere altri soldi – ha spiegato Angeletti – ma pensiamo a una cosa simbolica per dire che questa è una situazione inaccettabile». D’altra parte le ultime tre manovre hanno decisamente ridotto le possibilità della riforma fiscale che dovrebbe spostare il prelievo “dalle persone alle cose”, e cioè dall’Irpef all’Iva. Che da ieri, però, è già aumenta dal 20 al 21 per cento. Con conseguenze inevitabili sui prezzi. Secondo il Codacons il 35 per cento dei negozi avrebbe già ritoccato i listini. Di certo questa è la prospettiva, confermata, peraltro, dalle organizzazioni dei commercianti. «Deve essere evidente a tutti – ha voluto far sapere la Confcommercio – che l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota Iva produrrà inevitabilmente un piccolo scalino inflazionistico che contribuirà a ridurre la già bassa dinamica dei consumi delle famiglie e del Pil». La spesa famigliare crescerà in media di 140 euro l’anno, secondo la Confesercenti; mentre la Federalimentare parla di 180 euro.
E contro la decisione di far leva sull’Iva per recuperare circa quattro miliardi di euro, si è schierato ieri il presidente della Camera, Gianfranco Fini. «È una scelta rischiosa – ha detto – perché si possono congelare ancora di più i consumi, ma è anche un’ingiustizia sociale perché chi se lo può permettere, potrà pagare ad esempio un elettrodomestico un po’ di più, chi non può farlo non lo comprerà ». Piuttosto, Fini non avrebbe «esitato a mettere una patrimoniale vera». In questo d’accordo con Rifondazione comunista che per oggi ha organizzato in cento piazze d’Italia il “Patrimoniale day”.
Ma la strada per ridurre il peso delle tasse su chi le paga passa solo da una efficace lotta all’evasione fiscale. Ieri il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, è tornato a sottolineare la necessità di ridurre al minimo l’uso del denaro in contante per restringere i confini dell’evasione. Nella stessa direzione si muove l’abbassamento delle soglie di rilevanza penale per i reati tributari, previsto dall’ultima manovra: 30 mila euro per far scattare i reati di dichiarazione fraudolenta o di messa dichiarazione o di 50 mila per quello di dichiarazione infedele. «In questo modo – ha detto il direttore dell’accertamento delle Agenzie delle entrate, Luigi Magistro – si amplia la platea degli evasori che rischiano di rispondere penalmente per l’evasione: prima si trattava di alcune decine di migliaia, oggi sono alcune centinaia di migliaia».
Related Articles
La ragione di Minsky
? Hyman P. Minsky
«La banca centrale esiste per prevenire comportamenti i quali provocano l’instabilità della finanza: deve governare l’evolvere delle istituzioni finanziarie, promuovere le istituzioni e le prassi stabilizzanti, scoraggiare quelle destabilizzanti» (H.P. Minsky, Stabilizing an Unstable Economy, Mc Graw-Hill, New York, 2008 (1986), p. 349).
Il ricatto della Fiat e il modello Monti
In poche ore la Fiat ha annunciato la chiusura anticipata dello stabilimento di Termini Imerese – prima ancora dell’eventuale firma dell’accordo tra il nuovo aspirante acquirente e i sindacati – e ha minacciato la Fiom di chiuderne un altro, la ex Bertone, se i metalmeccanici della Cgil non rinunceranno a ricorrere al giudice per chiedere l’applicazione di una sentenza a essa favorevole emessa da un altro giudice. Il ricatto, la prepotenza di chi si ritiene impunibile e improcessabile, l’uso volgare della crisi per cancellare ogni dissenso e azzerare ogni diritto, sono pratica corrente di Sergio Marchionne.
Passera tratta al ministero ma non dà risposte E la polizia carica a Roma i 350 operai sardi