La lettera dal carcere di Yulia

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MOSCA — L’aver sbattuto in prigione Yulia Tymoshenko un mese fa si sta rivelando un grosso errore per la leadership ucraina. Prima dell’arresto, il processo intentato contro di lei con l’accusa di abuso di potere per aver firmato nel 2009 il contratto sul gas con la Russia, si trascinava stancamente. Ora invece Kiev è al centro delle proteste internazionali. Dalla cella, l’eroina della Rivoluzione arancione scrive ai giornali, come fa Mikhail Khodorkovskij in Russia. E incassa il sostegno pieno dell’Unione Europea che ieri ha inviato un altolà  al presidente Viktor Yanukovich, ansioso di concludere un importante trattato commerciale con i 27 della Ue.
In un vertice tenuto in Polonia (Varsavia ha la presidenza di turno), i ministri degli Esteri dell’Unione si sono trovati d’accordo: «L’intesa può essere raggiunta solo se il caso Tymoshenko è risolto», ha sintetizzato il francese Alain Juppé. E il britannico William Hague ha aggiunto: «In Europa aumenta la preoccupazione per quanto sta accadendo in Ucraina».
Yanukovich, da sempre indicato come l’uomo di Mosca, si trova contro anche il Cremlino. Dal ministero degli Esteri russo è arrivata la secca precisazione che il contratto firmato da Yulia a suo tempo rispettava tutte le leggi russe e ucraine. Una dichiarazione che comunque va inquadrata nello scontro in corso tra i due Paesi sulle forniture di gas e sul controllo dei gasdotti ucraini che, come vedremo, è molto acceso.
La Tymoshenko, dunque, ha inviato una lettera al Wall Street Journal per invitare l’opinione pubblica a non dare fiducia a Yanukovich con il quale è in conflitto da sempre.
Come già  prevedeva nel 2004 quando guidava gli arancioni assieme a Viktor Yushchenko, Yulia sostiene che l’Ucraina si sta avviando sulla strada del ritorno all’epoca post-sovietica. «Oggi c’è l’assoluto controllo sui poteri legislativo, giudiziario ed esecutivo», dice. La parlamentare aggiunge che tutti gli oppositori devono fronteggiare «intimidazioni e interventi polizieschi se osano parlare liberamente».
Per quanto riguarda il suo processo, molti sono convinti che la corte vada dritta verso la condanna, anche se all’opposizione le accuse appaiono motivate unicamente da ragioni politiche. Il primo ministro Azarov nei giorni scorsi ha sostenuto che la Tymoshenko «falsificò dei documenti governativi» per poter ottenere la firma dell’accordo con la Russia. Una condanna, sia pure lieve, avrebbe come primo effetto quello di escludere l’esponente dell’opposizione dalle prossime elezioni politiche e presidenziali, spianando la strada alla rielezione di Yanukovich. Ma c’è anche chi prefigura scenari più inquietanti: «Potrebbe fare la fine di Georgy Gongadze», ha detto l’analista politico Viktor Nebozhenko, riferendosi al giornalista d’opposizione che fu trovato decapitato in un bosco ai tempi del precedente presidente Leonid Kuchma.
Per Yanukovich è difficile a questo punto risolvere il problema. La Ue e la Russia premono per il rilascio della Tymoshenko e per la conclusione di questo bizzarro processo. Lui sta cercando di ottenere la revisione dell’accordo incriminato, anche per dimostrare che Yulia aveva torto. Ma Mosca vuole approfittare dell’occasione per mettere le mani sulla rete dei gasdotti ucraini che portano anche il metano in Europa.
Kiev sta provando ad attuare uno stratagemma formale: sciogliere la società  Naftogaz Ucrainy che firmò l’accordo, creare una nuova entità  e avviare nuove trattative. Mosca ha però chiarito la sua posizione ieri: nuove trattative solo se Naftogaz si scioglie per essere assorbita da Gazprom, il gigante del gas russo.
Ma una simile ipotesi, dopo che Yanukovich ha già  firmato con la Russia un accordo per prorogare la concessione della base della Marina nel Mar Nero a Sebastopoli, gli creerebbe nuove grosse difficoltà  politiche. E darebbe ulteriore fiato alla prigioniera eccellente rinchiusa nel carcere di Kiev.


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