La guerriglia gay scopre la politica

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 Mancavano venti minuti alle dieci, ieri mattina, quando la «lista outing» si è accesa. Prima del previsto. Sul blog, ospitato da wordpress (niente di particolarmente hacker, né complicato) è comparso un elenco numerato di dieci nomi che si apriva con Ferdinando Adornato (Pdl) e si chiudeva con Luca Volontè (Udc), passando in ordine alfabetico per Baccini, Bonaiuti, Calderoli, Corsaro, Formigoni, Gasparri, Gianni Letta e Marco Milanese, il protagonista del voto dell’altro ieri alla Camera. Che ha dichiarato poco dopo: «Certe dicerie sul rapporto tra me e Tremonti non mi hanno ferito assolutamente. Anche perché non ci sarebbe nulla di male, se non fossero cose inventate di sana pianta». E ancora: «Se fosse vero, non avrei timore a dirlo».

Tremonti nella lista non c’era. Perchè  dicono le voci  non ha partecipato al voto sull’ incostituzionalità  della legge antiomofobia. Ma così si va troppo lontano. La lista scarna, deludente, pettegola, violenta che fosse, si è diffusa ben presto tramite la Rete (si sono contati almeno 10.000 link su facebook), dove la reazione all’iniziativa era da qualche giorno generalmente positiva (75% a favore, secondo alcuni sondaggi). Qui i commenti variavano tra le esclamazioni di sorpresa (Calderoli?! Gasparri!?) e duri scambi tra favorevoli e contrari. Tutte le edizioni online dei quotidiani hanno ripreso la notizia. Però si sono guardate bene dal fare i nomi, chi pubblicando il link o la schermata del blog, chi ricorrendo ad avventurose perifrasi («Ci sono anche un ministro e un presidente di Regione…», su repubblica.it). La polizia postale per il momento non ha ravvisato reati, né ricevuto denunce. Nella pratica dell’outing dare del «gay» aun personaggio pubblico non è mai un insulto. Gli interessati, chi più chi meno, e certo aiutati dalla timidezza della «lista», hanno cercato di sdrammatizzare. «Sono un banale eterosessuale», ha detto Gasparri ridendo prima di «tornare a occuparsi di cose serie». «Fantasie malate di personaggi inqualificabili», ha commentato Formigoni.
Maurizio Corsaro si è avventurato in una battuta tipo «meglio che
nella lista degli interisti nascosti». Mario Baccini si è lanciato in una tipica bagattella berlusc-omofoba: «Ho già  ricevuto un centinaio di telefonate di donne in apprensione, a cominciare da miamoglie Diana». E ancora: «Mi hanno assicurato che si sta costituendo un comitato femminile per la tutela del maschio latino che lancerà  una campagna di adesioni e raccolta firme affinchè l’Unesco mi riconosca come maschio patrimonio dell’umanità ».
Tutto qui? Ha ragione Paolo Patanè di Arci Gay che ieri è tornato a definire l’iniziativa «un miserevole rigagnolo di pettegolezzi senza fondamento preciso», neppure un vero outing dunque? Alessio De Giorgi di gay.it gli ha fatto eco così: «Siamo proprio sicuri che tutti i personaggi inseriti in questa lista siano effettivamente omosessuali o piuttosto sono solo pettegolezzi, dicerie, discorsi da bar?». Ivan Scalfarotto si è ancora lamentato del «pressapochismo» di questo outing all’italiana. Più morbido Franco Grillini: «La pratica dell’outing ci lascia perplessi, perchè lalotta politica si fa, mettendoci la faccia
e correndo anche i relativi rischi» Tuttavia, ha continuato «in un paese normale, con un normale standard democratico, queste persone sarebbero costrette immediatamente alle dimissioni. Ma, si sa, l’Italia non è un paese normale».
E’ rimasto della sua idea Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, che in questi giorni era stato praticamente l’unico a difendere l’iniziativa, attirandosi non poche critiche: «Un’operazione certamente estrema ma che dà  anche voce, viste le tante reazioni che ci sono nella rete, ad un sentimento di indignazione diffuso nella comunità  gay italiana». Tornando a mostrarsi stupito, Mancuso, che «molti esponenti del movimento gay invece di rimarcare che in Italia ci sono migliaia di gay e lesbiche che per colpa di politici omofobi patiscono le pene dell’inferno, difendono i politici». Paola Concia, pur contraria all’outing, ha chiesto infine di non trasformare «questa vicenda così delicata in una guerra tra bande:mi piacerebbe invece che scaturisse una riflessione collettiva su cosa significala coerenza in politica, quali siano i limiti della privacy per i politici e su come viene percepita l’omosessualità  nel nostro Paese».
«Un’outing all’amatriciana», dunque, «un atto violento e inutile», comediceil circoloMario Mieli; addirittura una riedizione del «metodo Boffo», secondo i radicali (maquello a dire il vero era un ricatto stile anni ’60, non un outing). Oppure, come ha scritto appassionatamente Aldo Busi su Dagospia: «Ben venga ogni possibileouting, poiché la violenza al liberoarbitrio che con l’outing subirebbero questi gay occulti delle alte sfere omofobe e reazionarie del Paese è infinitamente minore della violenza che da sempre le loro corsie preferenziali, i loro stipendi e pensioni, i loro clan, la loro vampiresca ipocrisia fanno subire ai più e al Paese tutto e alla Comunità  Europea intera».
Come ha fatto notare Michelangelo Signorile, il giornalista americano che negli anni ’80 lo inventò e praticò sulla rivista Outweek «l’outing dovrebbe essere fatto dai giornalisti come parte del lavoro di giornalista, cosìche possa essere preso sul serio e non possa essere negato». «Forse ha aggiunto riferendosi a Lista Outing – i giornalisti prenderanno quella lista di nomi e racconteranno finalmente quelle storie ipocrite». Forse. Non a caso i bersagli di Signorile, all’epoca, erano i suoi colleghi giornalisti gay «omertosi», prima ancora che i politici e vip vari.
Lista outing, in questo senso, è soltanto un piccolo passo in direzione dell’outing  e anche nel verso sbagliato,secondo alcuni. Non mancano del resto le «voci», i «pettegolezzi», e neppure gli archivi. Interi florilegi di battute omofobe dei Gasparri e dei Calderoli. La campagna elettorale del 2006, con la candidatura di Luxuria e la prospettiva dei Pacs all’orizzonte, a questo proposito fu esplosiva. «I pacs sfasciano la famiglia», disse gelido Gasparri. «W la famiglia, abbasso i culattoni!», urlò Calderoli. «Il buon Dio  aggiunse- ha fatto Adamo ed Eva e non Adamo e Giuseppe o Eva e Carla, per cui qualunque riconoscimento di famiglia fra Adamo e Giuseppe o tra Eva e Carla è un atto contro il buon Dio, contro la natura e soprattutto contro la famiglia».


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