La Grecia affossa le Borse Merkel: “Se salta l’euro crolla anche l’Unione”

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BRUXELLES – È durata solo qualche decina di minuti la teleconferenza tra il governo greco e i rappresentanti di Fondo Monetario, Commissione e Banca centrale europea sulle ulteriori misure da prendere per ottenere il via libera alla sesta rata del prestito Ue che potrebbe ancora salvare Atene dalla bancarotta. Il ministro delle finanze Evangelos Venizelos aveva annunciato una tele-maratona che avrebbe dovuto andare avanti per tutta la notte. Ma già  nel tardo pomeriggio i colloqui si sono interrotti e sono stati rimandati a oggi, mentre Venizelos andava a riferire in consiglio dei ministri. La situazione della Grecia, dunque, rimane appesa ad un filo, mentre il Fondo monetario insiste per nuove misure e in Germania il presidente della Bundesbank si allinea ai falchi della maggioranza di governo sostenendo che un default greco «non è da escludere».
I mercati ieri hanno reagito a questa situazione di continua incertezza facendo segnare una raffica di ribassi e bruciando 137 miliardi in capitalizzazione. Le Borse di Milano e Parigi perdono il 3%. Francoforte va in rosso del 2,8% e Londra del 2%. Ma soprattutto tornano a salire gli spread con i bund tedeschi. Per i Btp decennali italiani si torna a quota 384 punti, gli spagnoli a 361 punti. La mancata soluzione della crisi greca, dopo che venerdì i ministri dell’Eurogruppo avevano rinviato di un mese il versamento della tranche del prestito europeo vincolandola al rapporto della nuova missione dei controllori internazionali, continua a dare munizioni ai falchi. «Servono misure aggiuntive per ridurre il deficit», intima il rappresentante del Fmi in Grecia, Bob Traa. Il portavoce della Commissione, Amadeus Altafaj, spiega che in realtà  l’Europa non chiede esplicitamente nuovi tagli, ma pretende che Atene mantenga gli obiettivi di correzione di bilancio che aveva concordato. E che evidentemente non sono stati raggiunti.
Ma la crisi greca è solo la punta dell’iceberg che preoccupa i mercati. Il vero conflitto di fondo da cui dipende la sorte dell’euro è quello che si gioca in Germania, all’interno della stessa maggioranza della cancelliera Angela Merkel. Le dimissioni del membro tedesco della Bce, Juergen Stark, fautore della linea più rigorista, hanno spalancato un conflitto ormai aperto tra l’ala destra, composta da liberali e Csu bavarese, e la componente più moderata della maggioranza cristiano democratica che sostiene il governo. La posta in gioco è il voto cruciale con cui il 29 ottobre il Parlamento tedesco dovrà  dare il via libera alle riforme necessarie per consentire il rafforzamento e una maggiore flessibilità  dell’Efsf, il Fondo salva Stati. Ieri la Merkel ha lanciato un appello drammatico ai suoi: «Se salta l’euro, salta l’Europa». E si è detta convinta di riuscire a far passare il rafforzamento del Fondo contando sui voti della sua maggioranza, senza ricorrere all’aiuto offertole da socialisti e verdi, che preluderebbe ad una crisi di governo. E ha anche invitato gli alleati liberali e della Csu bavarese, che nei giorni scorsi avevano detto di non escludere un default greco, «a pesare bene le parole». Ma, proprio mentre la Cancelliera si schiera sempre più apertamente sul fronte filo-europeo, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ieri ha detto in Parlamento che un default greco è una eventualità  «spiacevole» ma da prendere in considerazione, se la Grecia non riuscisse a raggiungere gli obiettivi concordati. Inoltre, cosa ancora più grave, il capo della Banca centrale ha messo in guardia i deputati contro il potenziamento del Fondo, che costituirebbe secondo lui uno stimolo ad allentare la disciplina di bilancio da parte dei Paesi più indebitati. Lo scontro interno alla Germania sui destini dell’Europa sta arrivando al punto di rottura.


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