La cura da cavallo di Fmi e Bce sta uccidendo l’economia ellenica

by Sergio Segio | 9 Settembre 2011 7:49

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La cura da cavallo imposta alla Grecia sta producendo in pieno gli effetti previsti: il Prodotto interno lordo è precipitato del 7,3% nel secondo trimestre. Un andamento peggiore delle prime stime: appena un mese fa la caduta del Pil era stata quantificata al 6,9%. Nel primo trimestre la flessione era stata dell’8,1%. Apparentemente siamo di fronte a un miglioramento, ma occorre tenere presente che nel primo trimestre dello scorso anno il Pil registrava ancora un modesto tasso di crescita, mentre i dati del secondo trimestre si confrontano con quelli già  in caduta del secondo trimestre del 2010. «La differenza dello 0,4% nella crescita del Pil – è spiegato in un comunicato – è dovuta ai nuovi dati macroeconomici divenuti nel frattempo disponibili, soprattutto riguardo al settore servizi». Un segnale positivo è giunto invece dal mercato del lavoro: in giugno la disoccupazione è scesa al 16% dal 16,6% di maggio. Tuttavia stanno aumentando gli inoccupati, cioè le persone disoccupate che smettono di cercare un lavoro perché convinte di non trovarlo. E che, magari, si rifugiano nel lavoro nero.
Nei prossimi mesi, tuttavia, e fino al 2014 la situazione sembra destinata a peggiorare: mercoledì, Evangelos Venizelos, il ministro delle finanze, ha annunciato al parlamento che è pronto il piano di tagli del personale del settore statale. Un piano concordato con il Fondo monetario, la Ue e la Bce per poter ottenere gli «aiuti» finanziari che hanno salvato non tanto la Grecia, quanto le banche imbottite di bond ellenici. Quel piano avrà  come conseguenza il licenziamento di 150 mila dipendenti pubblici entro il 2014 con un quasi totale blocco del turn over visto che sarà  assunto un nuovo dipendente ogni 10 licenziati.
Certo è che «non può esistere alcuna flessibilità  per i target dei deficit di bilancio che vanno raggiunti» se la Grecia intende ricevere la prossima tranche di aiuti dall’Ue e dal Fmi, ha detto ieri il presidente dei ministri delle Finanze dell’Eurozona, Jean Claude Juncker, in una intervista al Wall Street Journal. Juncker ha aggiunto che il previsto programma di privatizzazioni della Grecia si sta muovendo troppo lentamente e che le difficoltà  politiche di Atene «non sono una scusa» per non attuare le misure promesse. Juncker ha poi aggiunto che la futura architettura europea dovrà  permettere alla regione di reagire più velocemente alle crisi in corso, il che potrebbe significare un cambiamento del trattato di Lisbona. La Grecia da pochi giorni dovrebbe ricevere un nuova tranche di aiuti per 8 miliardi che, ovviamente, saranno girati alle banche creditrici del paese e con disperazione sta cercando di mantenere fede agli impegni presi. Ieri, ad esempio, è stato annunciato che Opap, l’operatore monopolista greco di scommesse e lotterie, è stato ufficialmente messo in vendita nell’ambito del piano di privatizzazioni per risanare il bilancio pubblico. Il programma di privatizzazioni, nell’ambito del piano di rientro dal debito che prevede di raccogliere entro il 2015 circa 50 miliardi di euro, è costantemente monitorato dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Atene ricattata:
se vuole il sostegno internazionale entro il 2014
lo stato dovrà  licenziare 150 mila dipendenti e bloccare il turn over

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