LA CRISI E LE DEMOCRAZIE

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Oggi va di moda dire che siamo in questa situazione perché dobbiamo confrontarci con un “trilemma” politico, ma io piuttosto parlerei di un “teorema dell’impossibilità “. I tre quesiti del trilemma riguarderebbero democrazia, sovranità  nazionale e globalizzazione: dovremmo rinunciare ad almeno uno perché non sono compatibili, secondo una tesi enunciata anche recentemente da Daniel Rodrik su Repubblica. Ma credo che sia un modo un po’ retorico di vedere le cose, piuttosto i tre elementi sono concatenati. Se rinunciamo alla democrazia rinunciamo alla sovranità  nazionale perché non vedo come la democrazia possa esistere senza sovranità  nazionale. Si dice anche che la sovranità  nazionale non può essere compatibile con la globalizzazione. Invece dobbiamo superare l’immagine antica di una sovranità  e di una democrazia onnipotenti e di una globalizzazione che ne limita la portata: la globalizzazione è un fenomeno che oggi esiste in un mondo popolato di Stati nazione. Piuttosto il compito di questi Stati è di proteggere le popolazioni, e proteggere la gente non significa protezionismo bensì sistemi di sicurezza e di assicurazione sociale che consentono a queste popolazioni di sopravvivere agli shock dell’economia mondiale.
Bisogna superare tutti questi schematismi e concentrarsi sul vero problema che oggi esiste, la crescita delle disuguaglianze, che rompe questa sì i parametri delle democrazie al punto che minaccia anche il suffragio universale, già  oggi a rischio perché esposto alle pressioni dei ricchi che controllato i think-tank, le scuole, le università , i media. Al punto che anche se l’uguaglianza formale è rispettata ci sono classi di cittadini che hanno un’influenza sul voto molto maggiore della loro importanza numerica.
Ecco, questo è il vero problema su cui concentrarci, e il banco di prova per qualunque governo che voglia dirsi tale. La disuguaglianza è aumentata molto di più in America che in Europa, ma adesso il presidente Obama ha proposto al Congresso un piano per il lavoro da quasi 500 miliardi di dollari che, se sarà  approvato, darà  un forte colpo alle disuguaglianze. Invece in Europa rischiamo di scivolare indefinitamente lungo questa china per la mancanza di un governo europeo e per l’assenza di provvedimenti comuni. Abbiamo creato la moneta senza un principe: a questo punto la democrazia è incompleta e lo resterà  fino a quando gli elettori francesi, tedeschi, italiani e tutti gli altri non riusciranno ad esprimere un governo europeo dotato di una vera sovranità  su tutto il continente. Un governo dovrà  essere in grado anche di imporre e far rispettare delle regole precise, e quanto queste regole siano indispensabili lo dice il comprovato fallimento dell’ideologia dei mercati, secondo la quale il mercati sono perfetti e non hanno bisogno di norme. Fin dal Medioevo abbiamo imparato che un mercato per funzionare ha bisogno di leggi e di una forza polizia che le faccia rispettare, e si è visto che i mercati senza regole non possono funzionare e anzi fanno solo guai. Per risolvere questo problema occorre limitare la potenza dei mercati, e l’unico modo per farlo è imporre precise regole. Questo aumenterà  la potenza delle democrazie attribuendo ai popoli la scelta fra diversi modelli di sviluppo senza aspettare che siano i mercati a scegliere per essi. Se oggi un mercato non può funzionare senza legge, questa legge non potrà  mai esserci senza una sovranità  europea. Finché non avremo un vero governo europeo non ci sarà  stabilità .


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