La Bce apre alla riduzione dei tassi e alle Borse piace il fondo salva-Stati

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BRUXELLES – Le voci su un progetto di ulteriore rafforzamento del fondo salva-Stati europeo hanno dato fiato alle Borse nonostante le mezze smentite arrivate dalla Commissione Ue. Dopo una partenza debole, Milano, la più rialzista d’Europa, ha chiuso con un guadagno del 3,3%. Francoforte è salita del 2,87% e Parigi dell’1,85. Anche lo spread tra i bund tedeschi e i Btp italiani è tornato sotto la soglia critica dei quattrocento punti per attestarsi a 385.
Voci circolate dopo l’incontro del G20 a Washington, in cui gli americani e il Fondo monetario hanno fatto forti pressioni sugli europei perché si decidano a dare una risposta decisa alla crisi dei debiti sovrani, parlano di un potenziamento dell’EFSF che dovrebbe metterlo in grado di mobilitare fino a due-tremila miliardi. Oggi il salvagente finanziario europeo deve ancora veder approvato da alcuni parlamenti nazionali il potenziamento deciso a luglio, che lo doterebbe di una capacità  di intervento di soli 440 miliardi, considerati comunque insufficienti per salvare Paesi come l’Italia o la Spagna da un attacco dei mercati.
Il potenziamento dell’EFSF si farebbe prendendo in parte esempio dal TARP, in fondo salva-banche americano utilizzato nel 2008 – 2009, consentendo di utilizzare i suoi asset per un «leverage» che dovrebbe moltiplicare di quattro o cinque volte la capacità  di prestito. In altre parole, l’EFSF potrebbe utilizzare i bond venduti sul mercato per raccogliere altro denaro da prestare ai Paesi sotto attacco. Ma questo, fanno osservare gli analisti, lo trasformerebbe in una vera e propria banca: una ipotesi che verosimilmente troverebbe l’opposizione della Germania. Non a caso, ieri, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, ha negato che vi sia l’intenzione di lavorare ad un rafforzamento del fondo.
Ieri la Commissione ha criticato la diffusione di questo genere di voci definendole «irresponsabili». Secondo il portavoce del commissario Rehn «è prematuro» ipotizzare l’utilizzo della leva finanziaria per potenziare la capacità  di intervento del fondo, anche se, ha riconosciuto, c’è un «segnale di apertura della Commissione nel considerare un aumento delle risorse dell’Efsf». Che la questione sia comunque all’ordine del giorno lo ha riconosciuto anche il membro del board della Bce, Lorenzo Bini Smaghi. «So che si sta pensando a queste ipotesi – ha detto Bini Smaghi – anche se magari non si vuole ammetterlo pubblicamente».
Ieri, intanto, è arrivata una nuova doccia fredda per la Grecia. La Commissione Ue ha «escluso» che il via libera operativo alla sesta rata del prestito ad Atene possa venire giù alla riunione dei ministri finanziari dell’eurozona in programma per il 3 ottobre. Il motivo è che per il momento la troika di ispettori del Fmi, della Bce e della Commissione non è ancora partita per Atene per verificare il rispetto degli obiettivi di bilancio. «Per ora non c’e’ ancora alcuna data precisa, ma ci aspettiamo che la troika torni presto ad Atene, ci sono stati progressi significativi, i lavori stanno continuando a livello tecnico, nella capitale greca e nei quartier generali delle tre istituzioni», ha spiegato il portavoce della Commissione aggiungendo che « Gli obiettivi non sono cambiati, si tratta solo di rispettarli». Il governo greco sta cercando di fare un forcing in Parlamento per approvare nuove misure di austerità  in grado di raggiungere i risultati promessi.


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