L’86% degli italiani preferisce le cure domiciliari

Loading

Roma Le cure domiciliari in Italia presentano oggi un quadro consolidato e vitale. I cittadini italiani esprimono la propria preferenza per le cure a casa offerte da un assistente familiare professionale nell’86% dei casi. Solo il 12% ricorrerebbe al ricovero in una struttura sanitaria in caso di impossibilità  di attivazione del servizio domiciliare. E il 70% dei rispondenti sarebbe disposto a versare un contributo al servizio pubblico, commisurato al proprio reddito,  per avere le cure  a casa. Sono i dati dell’indagine dell’Osservatorio sulle Cure a Casa Istud 2011, che si è svolta sui distretti sanitari nazionali, in collaborazione con Card (Confederazione associazioni regionali di distretto), e sui cittadini, in collaborazione con Cittadinanzattiva.  Hanno risposto distretti sanitari, comuni, servizi privati e del terzo settore di 15 regioni su 22 (68% del totale) con una concentrazione maggiore nel Centro Italia, e 210 cittadini.  Oggi la presentazione a Roma, presso l’Ospedale S. Giovanni Calibita Fatebenefratelli – Isola Tiberina (Sala Assunta).

Si conferma il ruolo centrale del distretto territoriale nell’organizzazione delle cure a casa (92% di copertura della domanda) e la fornitura di “dimissioni protette” nell’’87% dei casi,  insieme all’erogazione di assistenza domiciliare integrata (Adi) nel 93,5%. Nell’81% dei casi non vengono segnalate liste d’attesa e, anche dove esistono, sono comunque previsti dei canali che assicurino la presa in carico dell’emergenza nell’arco delle 72 ore.

Questa situazione fotografa un trend verso la specializzazione delle cure domiciliari a livelli di cura complessi (il tempo medio di presa in carico del pazienti è di 140 giorni, a testimoniare la prevalenza delle patologie croniche dovute all’invecchiamento della popolazione). Ulteriore conferma è  la presenza dell’équipe multidisciplinare sul territorio  quale realtà  operativa sempre più strutturata e specializzata. 

Il Comitato d’Indirizzo dell’Osservatorio ha coinvolto ministero della Salute, ministero della Funzione Pubblica e dell’Innovazione, Agenas (Agenzia Nazionale dei Servizi Sanitari Nazionali), Agenzia per il terzo Settore, Ail (Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma), Card (Confederazione Associazioni Regionali di Distretto), Cittadinanzattiva, Federsanità -Anci, Sit (Società  Italiana di Telemedicina), Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche). (vedi lancio successivo)

 

© Copyright Redattore Sociale


Related Articles

Il piano contro la povertà delle associazioni costa 7 miliardi all’anno

Loading

Il cartello riunito nell’Alleanza contro la povertà presenta al governo Renzi la sua proposta basata sul Reis (Reddito di inclusione sociale): comporterebbe una spesa di oltre 17 miliardi nei primi 4 anni

Così Capuozzo informò Di Maio «Adesso ci dovete commissariare»

Loading

Al telefono con un’altra consigliera rivela di aver avvisato i capi già a novembre

Se 45mila vi sembrano pochi

Loading

La drammaticità  della situazione è stata espressa in maniera inequivocabile dal Presidente Napolitano al Convegno promosso dai radicali alla fine di luglio (ribadita in occasione della mobilitazione di denuncia “Ferragosto in carcere”): quella della condizioni delle nostre carceri, «che definire sovraffollate è quasi un eufemismo», è «una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile»; «una realtà  che ci umilia in Europa», «non giustificabile in nome della sicurezza, che ne viene più insidiata che garantita», frutto di «oscillanti e incerte scelte politiche e legislative … tra tendenziale, in principio, depenalizzazione e “depenitenziarizzazione”, e ciclica ripenalizzazione».

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment