Kabul, assalto alle “fortezze” di Usa e Nato

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Hanno attaccato il cuore di Kabul, prendendo d’assedio la cittadella fortificata delle rappresentanze occidentali, e messo a nudo l’incertezza del futuro afgano una volta che il ritiro dell’Isaf sarà  completo. Ieri, per oltre cinque ore, i Taliban hanno terrorizzato la capitale dell’Afghanistan con un assalto coordinato a diversi punti strategici della città . I morti sono stati quattro membri delle forze afgane e due civili, oltre a 15 feriti, tra i quali nessun straniero, ma il colpo inferto alle forze della coalizione, in termini simbolici, è tremendo.
I Taliban sono stati capaci di arrivare il più vicino possibile al gruppo di edifici fortificati che ospita il quartier generale Nato a Kabul e l’ambasciata statunitense, si sono asserragliati in un edificio di 14 piani in costruzione che, seppure da quasi un chilometro di distanza, offre una visuale perfetta sull’ambasciata statunitense e hanno colpito con artiglieria leggera e armi di diverso calibro i luoghi simbolo della Kabul anti-Taliban. Quanto accaduto è stato «un inferno», nella descrizione di un addetto dell’ambasciata italiana a Kabul, dove un proiettile anticarro è caduto vicino al muro esterno dell’edificio senza causare danni o feriti. Respingere l’attacco è toccato alle forze afgane e ai tanti contractor (uno è tra le vittime) responsabili del lavoro maggiore ai check point di accesso della zona fortificata che spacca in due l’arteria principale di Kabul, mentre gli elicotteri dell’Isaf davano man forte dal cielo.
Il brulichio di gente e il traffico caotico che di norma animano le vie attorno alla zona fortificata si sono bloccati intorno alle 13.30 italiane, quando l’attacco è cominciato. Non è ancora chiaro quanti siano stati i membri del commando – tra loro anche due kamikaze che si sono fatti esplodere appena fuori Kabul – ma ha stupito l’organizzazione della battaglia, capace di spazzare via la vita quotidiana della città . Kabul è tornata linea del fronte, come se dieci anni di sforzi militari fossero inutili, tanto da far parlare agli esperti di un attacco senza precedenti, causato da grave incompetenza dei servizi segreti e delle forze di sicurezza afgane. Proprio quel che non dovrebbe accadere in vista del ritiro completo dell’Isaf nel 2014.
«Gli attacchi di oggi non impediranno la transizione», ha detto il presidente Hamid Karzai per ribadire il passaggio completo della sicurezza del Paese sotto la responsabilità  afgana entro due anni, e per il segretario di Stato Hillary Clinton «il nemico fa tutto quello che può per frenare questo processo di transizione», ma senza riuscire a intimidire le forze Isaf. La battaglia di Kabul di ieri getta però luce diversa sulle parole del leader di al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, apparso ieri in un video sul web. Il successore di Bin Laden ha definito la Primavera araba «inverno per gli Stati Uniti» e fatto riferimento al ritiro dall’Afghanistan come di una sconfitta per le forze occidentali.


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