by Sergio Segio | 7 Settembre 2011 7:53
ROMA – Il salto dell’Iva dal 20 al 21% costerà agli italiani fino a 120 euro in più l’anno. Se per alimentari, abitazione, combustibili ed energia, sanità e istruzione le famiglie (almeno per ora) non saranno toccate da aumenti, visto che l’imposta in questi comparti è al 4 e al 10%, per tutte le altre voci di spesa si profilano incrementi che vanno dai 45 euro annui dei single, ai 97 dei nuclei familiari con 3 componenti, fino al tetto di 105 euro delle famiglie con 4 persone. Mentre un operaio in media dovrà far fronte a spese più alte per 82 euro, quadri e impiegati pagheranno 100 euro l’anno in più di Iva e professionisti e imprenditori affronteranno spese da imposta sul valore aggiunto che saliranno di 120 euro annui.
Da questa radiografia delle spese (un approfondimento dell’ufficio studi della Cgia di Mestre fornito in esclusiva a Repubblica e basato sull’ultimo report dell’Istat “Consumi delle famiglie”) emergono aumenti pesanti sul fronte dei carburanti, abbigliamento e spese per la casa. I single, in particolare, pagheranno circa 45 euro di Iva in più ogni anno. Su questo incremento pesano le voci del capitolo trasporti, che dagli attuali 2.074 euro annui crescerà di 14 euro. Altri 9 euro usciranno per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, 8 euro in più per abbigliamento e calzature, 7 euro da beni e servizi e 3 rispettivamente da comunicazioni, tempo libero, cultura, giochi.
Sulle famiglie con 3 componenti le voci che s’impenneranno sono quelle dell’Iva su trasporti (+35 euro), mobili, elettromestici, casa (+18) e abbigliamento (+18 euro). Caro-trasporti pure per le famiglie di 4 persone (+41 euro) con un picco di 22 euro in più su abbigliamento e calzature. Ma saranno i professionisti e gli imprenditori i più colpiti dal piccolo terremoto che si abbatterà sui prodotti con l’imposta al 21%: l’aumento dell’uno per cento farà lievitare i trasporti di 44 euro l’anno, il vestiario costerà 27 euro di più, casa e mobili 18 euro, il tempo libero 9 euro, le comunicazioni 6.
Complessivamente la manovra punta a portare in cassa circa 4,8 miliardi di euro su un totale di entrate da tasse indirette che nel 2010 ha superato i 115 miliardi, un terzo del totale delle entrate tributarie dello Stato. Un risultato che appare a portata di mano, ma a patto che i consumi restino stabili ai livelli del 2010 e non subiscano contrazioni. Nel caso di una ulteriore modifica degli altri due regimi di tassazione, dal 4 al 5% e dal 10 all’11%, una eventualità affidata alla delega fiscale, il gettito potrebbe oltrepassare i 6 miliardi a consumi invariati e inflazione al palo.
Per Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, i prezzi non galopperanno verso nuovi massimi: «Non credo in una improvvisa fiammata dell’inflazione. Anzi – aggiunge – in questo modo l’Italia si avvicinerà alle aliquote in vigore nei Paesi del Nord Europa». E per Bortolussi, «non sarà drammatica nemmeno l’introduzione del contributo di solidarietà ». Ma i commenti di commercianti e associazioni sono molto critici con questa parte della manovra. Se i consumatori del Codacons parlano di «scelta irresponsabile», per la Confesercenti «un punto di Iva in più allontanerà la crescita, deprimendo ancora di più i consumi». Per Confcommercio, infine, «l’incremento delle aliquote Iva resta una scelta errata».
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