Intercettazioni, il governo studia una legge-lampo
ROMA – Il decreto sulle intercettazioni? Un miraggio. Irrealistico e irrealizzabile. Certo, il Cavaliere lo vagheggia, ma non ce la fa a condurlo in porto. Meglio il ddl che sta alla Camera o uno ex novo, smilzo, pochi articoli, mirato solo a bloccare l’uscita delle registrazioni. Con dentro l’obbligo di punire per «ingiusta intercettazione» (proposta Vitali) il pm che ne abusa. Da votare con la doppia fiducia tra Camera e Senato. Di certo, però, non ad horas. Di questo si discute tra palazzo Grazioli e via Arenula: se è possibile dimostrare che ci sono “le ragioni di necessità e urgenza” per sottoporre a Napolitano un decreto per “tombare” le telefonate. Un dl da fare prima che il 15 escano le conversazioni di Bari Tarantini-Berlusconi sulle escort. Il verdetto dei tecnici è drastico: questo dl non si può fare.
Tocca al Guardasigilli Nitto Palma accollarsi la marcia indietro. Decreto? «Non ne ho mai sentito parlare». L’ex Alfano lo sponsorizza. Al suo posto? Palma: «Velocizzare il ddl che sta alla Camera». Dice Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione Giustizia alla Camera, uno che sa cosa bolle nelle stanze del premier: «Basterebbe una settimana per licenziare quel ddl». Un testo, sottolinea Costa, «diverso da quello originario, ma che coinvolge una base parlamentare che va oltre la maggioranza».
Un compromesso. Chiamiamolo col suo nome. Siglato nel maggio 2010 tra Berlusconi, Fini e la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno. Cancellò la stretta del Senato (bavaglio tombale, mani legate ai pm, pene abnormi per giornalisti ed editori), che Napolitano non avrebbe mai firmato. Il testo, in calendario alla Camera per fine settembre, ha il lasciapassare del presidente. Che a Berlusconi ha consigliato di approvarlo così com’è.
È la linea di Niccolò Ghedini, l’avvocato del premier, che considera un errore non aver già approvato quel testo più rigido delle norme attuali sulle intercettazioni, non pubblicabili neppure per riassunto, né nel contenuto, fino al processo. Un testo che non piace alle opposizioni. Nel Pd Felice Casson lo considera «incostituzionale». Donatella Ferranti vede un bavaglio «inopportuno adesso». L’Idv Federico Palomba chiede che ci si fermi.
Nel Pdl ci sono perplessità . Ma in direzione opposta. «Acqua fresca» chiosa l’ex sottosegretario Luigi Vitali che vuole punire in via disciplinare, per «ingiusta intercettazione», il pm che ne abusa. Norma che piace a Berlusconi. Manlio Contento è stufo che «si riscopra la legge ogni volta che c’è un’inchiesta». Il Guardasigilli si copre dietro Napolitano: «La penso esattamente come lui che ha espresso alcune riserve sull’abuso di questo strumento investigativo». Poi parla come il Cavaliere: «La sinistra non riesce a vincere nelle urne con il Pdl e percorre la strada della spallata giudiziaria». Ancora: «I processi si celebrano nei tribunali, non sulla stampa». «La spallata giudiziaria avviene con la fuoruscita di notizie che non hanno rilevanza processuale». E che dovrebbero restare segrete. Musica per le orecchie di Berlusconi.
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