Inchiesta sul super-attico di Vimercati “Tutto è partito da questo palazzo”

by Sergio Segio | 21 Settembre 2011 7:17

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MILANO – Chi l’ha visto parla di una casa lussuosa, un attico di circa 250 metri quadrati su due livelli, con una scala in marmo che collega dieci stanze. Chi ne conosce la storia sa che dalle fondamenta di quel terreno, a Sesto San Giovanni, parte la spaccatura che ha portato all’inchiesta sul “Sistema Sesto” e sul giro di presunte tangenti su cui indaga il pm di Monza Walter Mapelli.
Perché dal condominio di via Pace 130 dove vive Giordano Vimercati, il braccio destro di Filippo Penati, indagato con l’ex presidente della provincia di Milano per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, ha origine nel 2002 la lite tra il grande accusatore Piero Di Caterina e «gli altri esponenti del “direttorio finanziario democratico”», come la procura definisce Penati, Vimercati e gli altri uomini dei Ds (prima) e Pd (poi) di Sesto.
Quasi dieci anni dopo, Giordano Vimercati risponde al citofono da uno dei palazzi più alti di Sesto San Giovanni. Sull’attico e su un altro immobile del condominio che potrebbe essere a lui riconducibile, stanno ora indagando gli uomini del Nucleo di Polizia tributaria della Finanza. Oltre ai conti e alla situazione patrimoniale del “cardinale Richelieu” del centrosinistra milanese, com’era considerato Vimercati fino all’esplosione dell’inchiesta, la Finanza sta verificando le modalità  d’acquisto del superattico, perfezionato nel 2008 dal gruppo Intini, quando Vimercati ancora era capo di gabinetto di Penati. Gli investigatori vogliono capire se la valutazione di vendita degli appartamenti – per ora è emerso un passaggio di denaro di 600mila euro – possa essere considerato un prezzo di mercato o un favore.
Il complesso delle “Torri del Parco” dove abita Vimercati è realizzato da Milanopace, di cui sono soci l’immobiliarista Vincenzo Borrelli e il costruttore pugliese Enrico Intini, indagato a Bari per turbativa d’asta nella sanità  e legato a Gianpaolo Tarantini, tramite il quale sperava di ottenere nel giro di Finmeccanica. Il 22 marzo 2009 – è agli atti dell’inchiesta di Bari – Tarantini, intercettato, chiede a Berlusconi – annota la Finanza – di «parlargli di una cosa di Sesto San Giovanni dove insieme a un amico hanno costruito delle “cosine”.
Ma di Milanopace è socio, oltre allo stesso Intini, anche un altro amico di Tarantini, Roberto De Santis, vicino a Massimo D’Alema con cui condivideva la proprietà  del veliero Ikarus. Ora la procura di Monza sta mettendo a fuoco i rapporti del gruppo Intini con Vimercati e Penati. L’immobiliarista ha finanziato l’associazione «Milano Metropoli» di Penati, attraverso due sue società : Servizi globali (10mila euro) e proprio Milanopace (20mila euro). Inoltre Vimercati – accusato di aver preteso una tangente da 20 milioni (solo 4 pagati) dal costruttore Giuseppe Pasini per l’affare Falck e altri «prestiti» per le elezioni – è per la Finanza «in rapporto professionale» con Intini. Ma centrale è il palazzo di via Pace. Perché è considerato una delle cause della rottura tra Di Caterina e la rete Vimercati-Penati: l’imprenditore viene escluso dall’affare e se ne duole, dicendo di essere stato fatto fuori dal “direttorio democratico”.
Ma è attendibile Di Caterina? La domanda se la pongono in molti, anche alla luce della chiusura dell’inchiesta del pm Silvia Perrucci, della procura di Milano, sulle minacce e la diffamazione subite dal direttore generale del comune di Segrate, Laura Aldini: «Ti perseguiterò per tutta la vita», le avrebbe detto l’imprenditore dei trasporti, che la accusava ingiustamente di corruzione. Ma su tutti gli altri fronti – come ha ribadito lunedì il tribunale del Riesame – Di Caterina è considerato «credibile». E quel che dice spesso trova riscontri.

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