by Sergio Segio | 17 Settembre 2011 7:06
VENEZIA. «Venezia è un bene comune». E’ lo slogan che oggi avrebbe dovuto attraversare i luoghi simbolo della città nel corteo organizzata dalla rete di Uniti per l’alternativa. Obiettivo: «Veneto libero, dalla Lega Nord». Mobilitazione più che annunciata, itinerario noto fin nei dettagli. Partenza alle 15 dal piazzale della stazione Santa Lucia; arrivo in Riva Sette Martiri, dove Bossi domani terrà il comizio finale della Festa dei popoli padani.
Così fino alle 17 di ieri. Poi il clamoroso stop della questura con l’obbligo di limitare il corteo a metà percorso. Motivo ufficiale? Ordini superiori. Del ministero dell’Interno.
E’ Beppe caccia, consigliere comunale e tra i promotori dell’iniziativa a spiegare i dettagli dell’altolà . «Il questore Fulvio Della Rocca ha risposto solo ieri pomeriggio alla notifica della manifestazione con un’ordinanza che impone disposizioni che – sulla base di motivazioni pretestuose e autoritarie – di fatto costituiscono un inaccettabile impedimento al corteo. A una manifestazione che non avrebbe creato problemi di ordine pubblico e che doveva svolgersi lungo strada Nuova viene imposto di concludersi a campo Santa Margherita. E pensare che abbiamo scelto il giorno prima del raduno leghista proprio per evitare problemi. Questa ordinanza – continua Caccia – è una vera e propria provocazione contro l’esercizio del diritto a manifestare liberamente». Dichiarazioni sottoscritte in un comunicato anche da Giorgio Molin (segretario generale Fiom Veneto), Sebastiano Bonzio (consigliere comunale), Sandro Sabiucciu (coordinatore Sel), Vittoria Scarpa (Razzismo Stop), Michele Valentini (Rivolta) e Tommaso Cacciari (laboratorio Morion). Fanno notare: «Ai militanti della Lega che due anni fa si sono resi responsabili della devastazione di un ristorante e dell’aggressione razzista a un cameriere albanese viene concesso di scorazzare a piacimento. Ai cittadini democratici si vuole vietare un corteo pacifico». Da qui la denuncia dell’«emergenza democratica nelle scelte compiute dal Ministero dell’Interno». E l’appello al prefetto: «Si faccia garante di un diritto costituzionale».
Ma prima, squadernare il conflitto d’interesse: «In pratica il ministro dell’Interno della Lega limita il corteo che avrebbe messo in difficoltà la Lega». La prova che il “cartello” di associazioni, centri sociali, sindacati (Fiom e Cobas) migranti, insieme a genitori, studenti e insegnanti (che comunque oggi alle 15 saranno a Santa Lucia) fanno davvero paura. «Sburgiardiamo la favola della diversità leghista e sveliamo l’inganno che ha prodotto l’attuale manovra finanziaria, il razzismo e il fallimento delle poltiche securitarie» spiega la ventina di realtà sociali che ha firmato l’appello «contro la speculazione». Da qui l’operazione-verità sulla devolution: «Al posto del federalismo sono arrivati i tagli alla sanità e al welfare. Al posto dell’autonomia impositiva ticket e nuove tasse».
Il tutto, naturalmente, non ferma il tradizionale tam-tam leghista. La pubblicità della giornata conclusiva della Festa dei popoli si affida alla cicloturistica Monviso-Venezia che prosegue idealmente il Giro della Padania. In Veneto, marketing più che necessario alle alte sfere del Carroccio preoccupate di placare gli effetti dell’alleanza con Berlusconi e delle “guerre” non più intestine. Sullo sfondo, il carbone della centrale Enel di Porto Tolle, «pulito» dai vincoli di legge con una norma ad aziendam sponsorizzata (anche) dalla Lega che non convince il popolo padano. In ogni caso domani, agli Schiavoni, tutti concentrati sul palco del comizio di Bossi. Sovieticamente, disegnerà il nuovo diametro del «cerchio magico». Al punto che nella Lega c’è chi assicura conteranno più le foto delle parole.
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