Immigrati, si pensa a denuncia
Per tutti gli altri prosegue la detenzione a bordo, guardati a vista da poliziotti e carabinieri e costretti a stare tutti assieme nei saloni delle navi. «Abbiamo evacuato Lampedusa», ha detto ieri il ministro degli Interni Roberto Maroni che ha confermato la pratica dei rimpatri di massa. «Nell’ultima settimana sono stati rimpatriati 600 tunisini, oggi (ieri, ndr) partono due voli, la prossima settimana ne partiranno dieci. Questo è l’accordo con la Tunisia che funziona».
Intanto i parenti di alcuni dei tunisini a bordo dei tre traghetti stanno pensando di sporgere denuncia per il trattamento riservato ai familiari. Alcuni degli immigrati hanno infatti chiesto asilo politico e secondo la legge non dovrebbero essere trattenuti né rimpatriati. «Ci sono i presupposti per una denuncia penale», spiega l’avvocato Leonardo Marino dell’Asgi, l’associazione di studi giuridici sull’immigrazione. Il sequestro di persona è uno dei reati ipotizzabili, o quanto meno la privazione della libertà personale. Ci troviamo di fronte a un caso del tutto anomalo, perché la nave non è un Cie galleggiante come dicono in questi giorni e gli immigrati non possono essere tenuti ancora al largo di Palermo. Devono come minimo essere portati a terra e trasferiti in uno dei centri istituiti dalla legge dove il loro fermo deve essere convalidato».
Le condizioni sanitarie dei Cie preoccupano intanto Medici senza frontiere. L’associazione ha garantito per mesi assistenza medica agli immigrati che si trovavano nel Centro di prima assistenza di Contrada Imbriacola incendiato martedì scorso e ieri Francesco Zuccaro, capo missione per i progetti sugli immigrati, ha lanciato l’allarme: «Siamo preoccupati del basso standard dei centri, soprattutto dei Cie, che ha un impatto deleterio sulla salute fisica e mentale degli immigrati».
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