Il Tesoro:”La copertura c’è” ma dalla lotta all’evasione nessuna certezza sul gettito

by Sergio Segio | 2 Settembre 2011 9:54

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ROMA – L’emendamento del governo al decreto di Ferragosto c’è, ma la copertura finanziaria resta incerta. Anche se il Tesoro assicura i circa quattro miliardi necessari: arriveranno dalla lotta all’evasione. Il che, però, li rende aleatori. Come la stessa possibilità  di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, per colpa del rallentamento del Pil e dell’aumento del costo degli interessi sul debito pubblico. Meglio prepararsi da subito alla prossima, ravvicinata, manovra. La terza. «Potrebbero servire almeno dieci miliardi di euro di correzione», stima Nicola Rossi, economista, ex senatore Pd, ora nel gruppo misto.
Tra meno di venti giorni, quando il governo presenterà  la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def), con l’inevitabile modifica dei tassi di crescita del Pil, implicitamente si svelerà  la necessità  di un nuovo intervento sui conti pubblici. Perché il decreto ora all’esame del Parlamento è stato definito con delle previsioni di dinamica del Pil ormai irrealistiche: +1,1 % nel 2011 e + 1,3 % nel 2012. Per il Fondo monetario internazionale l’Italia chiuderà  il 2011 a +0,8 % e calerà  allo 0,7 % nel 2012. Ogni discesa del Pil corrisponde a una salita del deficit. Senza considerare gli evidenti effetti depressivi che avrà  il decreto.
Ma intanto, al posto del contributo di solidarietà , stralciato dal decreto dopo il vertice di Arcore, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha affidato alla pena del carcere, oltreché una funzione di deterrenza, anche quella di raccogliere le risorse per tappare i buchi del decreto emendato. Peccato che lo stesso ministro non affidi a tutte le misure anti-evasione e anti-elusione lo stesso compito. Anzi. Due esempi tratti dalla relazione tecnica al decreto. Il primo (articolo 2, comma 4) riguarda la tracciabilità  dei pagamenti, con al riduzione del limite massimo per l’uso del contante da 5.000 euro a 2.500. Bene. Conviene leggersi la relazione del governo stesso: «La misura assolve alla finalità  di contrastare l’utilizzo del sistema finanziario a scopo fraudolento e, pertanto, si stima prudenzialmente che la norma non comporti sostanziali effetti finanziari». Dunque il governo non pensa di ricavare un incremento di gettito da questa misura che tutti considerano efficace nella lotta contro l’evasione. Coerentemente non “cifra” nemmeno un’altra misura contro l’evasione: quella che prevede fino alla cancellazione dal proprio albo il professionista che per quattro volte nell’arco di un quinquennio non abbia rilasciato la ricevuta fiscale. Nella relazione tecnica consegnata ieri con l’emendamento c’è un cambio d’impostazione nel governo: ora, infatti, «è ragionevole ritenere che l’inasprimento del sistema sanzionatorio penale-tributario rappresenti un chiaro intervento con finalità  dissuasive di comportamenti evasivi». Quindi: 1,1 miliardi in tre anni. Ma si può “cifrare”? E perché 1,1 miliardi? E perché 1,4 miliardi arriveranno dall’obbligo per i contribuenti di comunicare i rapporti con le banche? Come si fa a stimare? In base a cosa? Tutto questo, comunque, la relazione non lo dice. Mentre assicura che dalla maggiorazione dell’Ires per le società  di comodo arriveranno 714 milioni e 169 dalla stretta sulle coop. In tutto quasi 3,8 miliardi, come con il contributo di solidarietà . Appunto.

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