by Sergio Segio | 14 Settembre 2011 7:52
BRUXELLES – Tre incontri che coprono tutta la giornata di Silvio Berlusconi. In mattinata il premier è a Bruxelles per vedere il presidente del Consiglio europeo Hermann Van Rompuy. Nel pomeriggio vola a Strasburgo per incontrare il capo della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, e quello dell’Europarlamento Jerzy Buzek. Ed è show. Se il Cavaliere è a spasso tra le istituzioni Ue non è per scappare ai pm di Napoli, ma per colpa dell’opposizione. «Sono tranquillo», dice al suo arrivo, «sono le falsità dell’opposizione che ci costringono a rassicurare le istituzioni Ue sui contenuti della manovra».
Poi la prima conferenza stampa. Lascia di stucco il garbato Van Rompuy che in francese gli dà la parola. Berlusconi parte in un rabbioso monologo tutto in italiano e quando il padrone di casa gli chiede di aspettare la traduzione, con un gesto imperioso lo zittisce: «Non ce n’è bisogno, è per i giornalisti». Poi si premura di dire che non ci saranno domande, al contrario di quanto previsto dal protocollo. Ma a sconcertare i presenti – da Van Rompuy ai cronisti stranieri – è quello che nel cuore dell’Europa Berlusconi dice. «L’opposizione critica la manovra con l’unico desiderio di dare una spallata al governo senza capire che darebbe una spallata all’Italia. Con l’intenzione di rovinare l’immagine del premier rovina l’Italia». E ancora – aggiungerà nel pomeriggio nell’atrio dell’Europarlamento di fianco a Barroso – «dobbiamo ridare fiducia ai mercati che si infiammano con gli articoli dei giornali e con i comportamenti delle opposizioni». Un colpo di spugna a un mese passato a scrivere e cancellare la manovra e alle preoccupazioni per il suo gettito e per la crescita. Da Roma il segretario Pd Bersani ribatte che invece «tutto il mondo pensa che la rovina dell’Italia è lui e ora per colpa sua oltre a essere sul precipizio dobbiamo anche subire l’umiliazione di essere visti come una zavorra, come un pericolo». Secco il leader dell’Udc Casini: «Smentiamo in diretta Berlusconi, noi amiamo l’Italia».
Lo stesso premier che da settimane nega il commissariamento europeo invoca poi il vincolo esterno per costringerlo a fare quello che non gli riesce: «Se l’Europa desse indicazioni i governi sarebbero felici di aumentare l’età pensionabile perché obbligati, mentre ora sono in grandi difficoltà perché se lo fanno perdono voti». Ma da Roma ci pensa Bossi a mettere le cose a posto mostrando il dito medio a chi gli chiede se sia disposto ad aprire sulla previdenza. Per il resto Berlusconi continua a dire che in realtà le nostre basi economiche sono buone, assiciura che «siamo in grado di sostenere il debito pubblico e di pagarne gli interessi» e risfodera la storia secondo cui tutto va bene perché il debito delle famiglie è basso. Inoltre assicura di avere garantito a Barroso «che approveremo misure per lo sviluppo e la crescita». Un premier che nel momento di difficoltà si scopre anche europeista. «Sentiamo l’euro come la nostra moneta ed è nostro dovere difenderla», garantisce. Poi si spinge a parlare di Ue assicurando la sua voglia di dotarla di una nuova governance economica e una voce unica in politica estera.
A fine giornata Berlusconi raccoglie il plauso scontato di chi poteva spronarlo a fare di più durante la stesura della manovra, ma che a decreto approvato (oggi ci sarà la fiducia alla Camera) non può criticarlo pubblicamente senza condannare l’Italia e l’euro al crollo. Così Van Rompuy parla di «pacchetto ambizioso», mentre Barroso evidenzia «il buon passo per raggiungere gli ostacoli strutturali che hanno finora la crescita italiana». Ora, aggiunge, serve un applicazione «rapida, efficace e rigorosa» della manovra e bisogna trovare «un ampio consenso politico» per inserire nella Costituzione l’obbligo di pareggio di bilancio e l’abolizione delle province.
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