by Sergio Segio | 9 Settembre 2011 6:54
Ieri sera Barack Obama ha proposto a Camera e Senato riuniti il suo “American Jobs Act”, un piano straordinario da 400 miliardi di dollari per cercare di creare nuova occupazione — con un appello al senso di responsabilità dei repubblicani, ma anche pronto a denunciare il loro ostruzionismo su un tema così vitale per la salute del Paese, qualora il suo invito dovesse cadere nel vuoto. Ha invitato inoltre il congresso ad aumentare i tagli che dovranno essere individuati dalla commissione bipartisan entro novembre e impegnandosi egli stesso a presentare una sua proposta in pochi giorni.
Con la recessione di nuovo dietro l’angolo tutti, dalla Federal Reserve al Congresso, studiano misure straordinarie per il lavoro, ma l’unico piano concreto (ancorché di dimensioni relativamente modeste e difficile da concretizzare per l’ostilità della destra) è quello che il presidente ha presentato ieri sera a Washington. Una manovra giudicata poco incisiva anche da economisti democratici come l’ex ministro del Lavoro, Robert Reich.
Obama si è deciso a sfidare i conservatori perché vuole cambiare la percezione, ormai diffusa anche nel suo partito, di una Casa Bianca dalla leadership troppo debole. Ma, soprattutto, il leader democratico ha bisogno di uno strumento capace di migliorare il quadro dell’occupazione entro la metà del 2012, alla vigilia delle presidenziali. Obama spera, quindi, di convincere il Congresso ad approvare entro dicembre il suo pacchetto. In questo modo i nuovi stanziamenti a sostegno dell’economia – proroga degli sgravi previdenziali sulle buste paga, incentivi per le imprese pari a 4 mila dollari per ogni disoccupato di lungo periodo assunto, rinnovo dei sussidi di disoccupazione oltre la scadenza del dicembre 2011, sovvenzioni a Stati e città in crisi affinché assumano nuovi insegnanti e non continuino a licenziare dipendenti pubblici e 100 miliardi per investimenti in infrastrutture – potrebbero cominciare ad essere spesi già all’inizio dell’anno prossimo facendo, così, sentire i loro effetti sul mercato del lavoro già a metà del 2012. Questa, almeno, è la speranza della Casa Bianca. Che, però, si scontra con lo scetticismo degli esperti. Secondo Reich, ad esempio, per ottenere una riduzione visibile della disoccupazione, salita ormai oltre quota 9 %, sarebbero necessari 500 miliardi di investimenti quest’anno e altrettanti nel 2012, in aggiunta alla proroga degli sgravi e dei sussidi oggi in vigore il cui rifinanziamento è, invece, la parte principale della manovra Obama. Prima di poter misurare gli effetti delle sue misure, però, il presidente dovrà riuscire a farle approvare. E la battaglia che ha dovuto combattere un mese e mezzo fa per ottenere dal Congresso un aumento del tetto del debito federale, non fa ben sperare. Rispetto allo «stimolo» fiscale da 860 miliardi col quale inaugurò la sua presidenza all’inizio del 2009, Obama stavolta ha inserito nel suo pacchetto un volume maggiore di sgravi fiscali, una misura tradizionalmente gradita ai repubblicani. Mostra, insomma, di voler andare incontro alle impostazioni della destra, apprestandosi, al tempo stesso, ad accusarla di fare ostruzionismo su un tema vitale per il Paese come la creazione di posti di lavoro, se troverà anche stavolta una porta chiusa. Lo “speaker” della Camera, il leader repubblicano John Boehner, sa che il tema è assai delicato e, almeno a parole, dice di voler collaborare sugli stimoli per il lavoro. Soprattutto le infrastrutture e i programmi di formazione per i disoccupati di lungo periodo. Ma altri parlamentari conservatori sono assai meno diplomatici: dichiarano la loro totale sfiducia nell’efficacia di qualunque misura proposta dal presidente e qualcuno si è addirittura rifiutato di assistere alla seduta congiunta del Congresso, sostenendo di avere di meglio da fare che interpretare il ruolo di comparsa all’«Obama show».
Ma, anche se finirà probabilmente per diventare oggetto di un altro stucchevole braccio di ferro in Parlamento, l’emergenza disoccupazione è ormai un tema politico cruciale per tutti. Se n’è accorta anche la commissione «bipartisan» antideficit che, riunendosi ieri per la prima volta, ha discusso più di posti di lavoro che dei tagli che devono proporre al Congresso. Anche la Federal Reserve, spaventata dalle dimensioni del rallentamento dell’economia, studia nuove misure «non ortodosse» per aiutare il mercato del lavoro. Ieri Ben Bernanke, pur dicendosi sorpreso e preoccupato per l’entità della riduzione dei consumi, non ha annunciato interventi a breve. Ma per il Wall Street Journal una manovra denominata «Operation Twist» (vendita di titoli del Tesoro a breve e acquisto di Treasuries a lunga scadenza per ridurre ulteriormente i tassi d’interesse, potrebbe essere decisa tra due settimane.
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