IL NOSTRO BAVAGLIO

Loading

Nel disperato tentativo di prolungare l’agonia del tramonto, è questa l’ultima carta che il berlusconismo gioca per reggere l’onda d’urto che farà  ballare piazze e palazzi sotto i colpi delle draconiane misure di austerità  chiamate «decreto sviluppo». Controllare, deformare, manipolare l’informazione è fondamentale per comunicare una realtà  fittizia capace di attenuare l’effetto-Grecia che incombe. Diventa cruciale raccontare l’ultima favola all’opinione pubblica e agli elettori, tanto più se chiamati alle urne in tempi brevi.
La cancellazione dai palinsesti della Rai dei programmi di punta dell’antiberlusconismo, mai riuscita negli anni delle vacche grasse, può considerarsi missione compiuta oggi quando la popolarità  del leader è ai minimi storici. La legge sulle intercettazioni (con particolare accanimento contro il web: macchina formidabile nella diffusione della critica al potere) è attivata e procede a marce forzate in parlamento. La chiusura di 100 testate (giornali in cooperativa, di partito, di ogni colore politico, compresi persino i fogli diocesani) è all’ordine del giorno, inevitabile con il taglio dei fondi all’editoria in agguato con la prossima legge di stabilità .
Come i nostri lettori e sostenitori sanno, per noi è questione di vita o di morte, come scriviamo da quando, era il 2008, è cominciata la manovra di strangolamento dell’editoria no-profit della coppia Tremonti-Berlusconi, divisa su tutto, in totale sintonia su questo punto. Finora siamo riusciti a sopravvivere grazie al sostegno di quell’editore collettivo rappresentato dalle generazioni che hanno letto e leggono un quotidiano nazionale in cui ritrovano storia e ideali della sinistra italiana. Ma il finanziamento pubblico trasparente, se non hai un editore o un partito o un Lavitola alle spalle, è indispensabile per reggere i costi di carta e stampa. La pubblicità  è solo cosa loro (della tv e di Mediaset innanzitutto) e per i giornali restano le briciole. Nel paese piagato da un mortificante analfabetismo, chiudere 100 testate significa togliere ogni giorno dalle edicole 400 mila copie e aumentare l’esercito dei senza lavoro di quattro mila persone (i costi degli ammortizzatori sociali ammonteranno al doppio del budget attualmente stanziato per l’editoria ).
In fondo la richiesta-appello lanciata da Michele Santoro (sottoscrivere dieci euro per una tv di servizio pubblico), è animata dallo stesso bisogno e impegno che ha fatto nascere e vivere il manifesto negli ultimi quarant’anni.


Related Articles

Dieci domande al premier così la sua intuizione ha fatto il giro del mondo

Loading

Da Noemi a Ruby, uno stile diventato modello.   Grazie alla campagna di Repubblica il caso ebbe un’eco internazionale 

LA DENUNCIA E LO SCANDALO

Loading

DUNQUE: nell’intervista di Laura Boldrini a Concita De Gregorio non si è deprecata alcuna “anarchia del web”, e non si è promossa alcuna campagna per leggi speciali che riportino all’ordine l’anarchia. Allora, si è trattato di una tempesta in un bicchier d’acqua? Al contrario: era la disputa fra difensori della libertà  della rete e fautori di una sua regolamentazione (come se non ce ne fosse) a offuscare la questione essenziale.

“Noi, i volontari di Wikipedia che salvano il web dalle bufale”

Loading

Si sono radunati a Modena, dove l’edizione italiana dell’enciclopedia libera ha festeggiato dieci anni di vita La fatica più grande: “Cancellare in tempi record gli errori nelle voci scritti apposta da chi ci vuol screditare”

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment