Il neutrino divide gli scienziati “Scoperta epocale”, “Ancora dubbi”
Ci vogliono nuovi esperimenti per dissipare i dubbi. «Scoperte straordinarie richiedono dimostrazioni straordinarie» è il motto dell’astronomo americano Carl Sagan con cui gli scienziati accolgono la conferma arrivata ieri dal Cern: i neutrini sparati da Ginevra avrebbero viaggiato fino ai laboratori del Gran Sasso più veloci della luce.
Questo almeno è quanto misurato dagli strumenti di Opera, l’esperimento realizzato sotto alla montagna abruzzese che dal 2008 studia le particelle più misteriose e sfuggenti dell’universo.
Battute come quella di Jim al-Khalili, fisico dell’università del Surrey, («Se è vero mi mangio i boxer in diretta tv») restano isolate. Da ieri mattina è liberamente su Internet lo studio che entra nei dettagli della misurazione. E nel pomeriggio gli scienziati del Cern si sono riuniti nel grande auditorium per bombardare di domande uno dei fisici di Opera, Dario Autiero, che ha risposto a ogni perplessità ed è uscito dall’arena con un applauso: «Abbiamo sincronizzato la misura dei tempi tra Cern e Gran Sasso con l’accuratezza di un nanosecondo e misurato la distanza con un’incertezza di 20 centimetri su 730 chilometri».
Errori apparenti nella misurazione non ce ne sono: è l’esito di una giornata che, dopo lo stupore iniziale, ha registrato dibattiti fra fisici in tutto il mondo. Ma questo non esclude che il diavolo si sia annidato fra le pieghe dell’esperimento. «Leggere quei dati è stato un pugno allo stomaco» ammette il coordinatore di Opera, Antonio Ereditato, 56 anni. «Abbiamo immediatamente pensato di aver sbagliato qualcosa. Ma dopo sei mesi di verifiche non è emerso nulla. Ora la felicità più grande sarebbe che qualcuno ripetesse quelle misure». Per ironia della sorte, il centro dell’università di Berna guidato da Ereditato è intitolato proprio a Einstein.
Anche se la presa dati è avvenuta negli ultimi tre anni, solo sei mesi fa i calcolatori hanno mostrato il risultato sulla velocità , seminando il subbuglio in Opera. A ricordare il periodo di febbrili controlli è Lucia Votano, direttrice dei laboratori del Gran Sasso gestiti dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). «Abbiamo chiesto due revisioni agli istituti di metrologia svizzero e tedesco. Ci siamo fatti aiutare dal gruppo di geodesia della Sapienza di Roma. Abbiamo chiuso una notte l’autostrada per ricalcolare la posizione esatta di Opera sottoterra». Al normale spostamento tettonico di un centimetro all’anno, è stato sommato quello di 7 centimetri del terremoto del 2009. Lo zampino del diavolo, se esiste, sembra ben nascosto.
I test indipendenti per scoprirlo arriveranno presto. Il gemello americano di Opera, l’esperimento Minos, ha ordinato alcuni mesi fa nuovi gps e orologi atomici al cesio precisi come quelli del Gran Sasso. A breve li installerà , e questo è uno dei motivi per cui Ereditato e i suoi hanno deciso di rendere subito pubblici i risultati, presentandosi al Cern con lo scottante dossier appena una decina di giorni fa.
Anche i neutrini di Minos nel 2007 diedero l’impressione di superare la luce. Ma i dati furono scartati per l’imprecisione degli strumenti. «Entro un anno dovremmo avere la conferma o la smentita delle misure» spiega oggi Sergio Bertolucci, direttore della ricerca al Cern. «Gli stessi scienziati di Opera continueranno a lavorare sui loro dati. Non siamo una religione e non procediamo per verità . Quando un esperimento si imbatte in un risultato incredibile e non riesce a individuare un errore, il dato viene sottoposto all’indagine della comunità ». Dopo questo vaglio, dice il presidente dell’Infn Roberto Petronzio, «potrebbe finalmente cambiare il nostro modo di guardare l’universo».
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