IL MODELLO NAPOLI SI PUà’ ESPORTARE

by Sergio Segio | 28 Settembre 2011 6:02

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L’azienda speciale Acqua Bene Comune Napoli, ente di diritto pubblico, nasce dalla consapevolezza che in tutto il mondo le più recenti trasformazioni del diritto hanno prodotto l’emersione a livello costituzionale, normativo, giurisprudenziale e di politica del diritto della categoria dei beni comuni, ossia delle cose che esprimono utilità  funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali, nonché al libero sviluppo della persona e che vanno preservate anche nell’interesse delle generazioni future. E in questo senso ieri il consiglio comunale di Napoli ha approvato una modifica del suo stesso statuto, con la quale si inserisce tra valori e finalità  dello Statuto il riconoscimento e la garanzie dei beni comuni, quali beni direttamente riconducibili al soddisfacimento di diritti fondamentali.
I beni comuni, in primis l’acqua, sono dunque adesso direttamente legati a valori che trovano collocazione costituzionale e che informano lo statuto del Comune di Napoli. Essi vanno collocati fuori commercio perché appartengono a tutti e non possono in nessun caso essere privatizzati. L’acqua bene comune è radicalmente incompatibile con l’interesse privato al profitto e alla vendita. Al tempo stesso è ormai del tutto chiaro nell’esperienza italiana che le privatizzazioni hanno determinato forti incrementi delle tariffe e nessun beneficio per i cittadini in termini di qualità  del servizio. Acqua Bene Comune Napoli, chiamata a governare il bene comune acqua della città  di Napoli, vuole interpretare, attraverso una buona pratica di democrazia partecipata dal basso, il suo dovere fondamentale di difendere il bene acqua. L’azienda speciale, com’è noto, è un ente pubblico economico strumentale del comune che non persegue finalità  di profitto. L’azienda speciale ha l’obbligo del pareggio di bilancio e del suo equilibrio finanziario con una autosufficienza gestionale. La sua attività  si svolge secondo gli obiettivi e i programmi dell’ente territoriale, cioè del comune e dei suoi cittadini. Tant’è che la strumentalità  dell’azienda speciale comporta l’approvazione degli atti fondamentali e la copertura dei costi sociali da parte del Comune, il quale potrà  pianificare la sua politica relativa al servizio idrico integrato in base alle proprie disponibilità  finanziarie e agli obiettivi di investimento. La qualità  del servizio e la sua sostenibilità  con l’azienda speciale assume maggiore rilievo, rispetto alle scelte quantitative che nella gestione privatizzata possono venire comunicate o rappresentate al di fuori di essa in modo più opaco. Acqua Bene Comune Napoli, per come congeniata statutariamente – attraverso un consiglio di amministrazione rappresentativo con voto deliberativo delle associazioni ambientaliste e un comitato di sorveglianza rappresentativo oltre che della cittadinanza attiva anche dei dipendenti dell’azienda – consente di affrontare, o meglio valutare, le conflittualità  delle politiche idriche e dell’utenza, anche in termini di trasparenza ed accessibilità  agli atti.
Governo pubblico partecipato significa proprio un coinvolgimento attivo dei cittadini alla gestione dei beni comuni, un principio fondamentale, che era originariamente previsto anche in Puglia nel processo normativo di trasformazione dell’Aqp spa in azienda pubblica. Inoltre, lo Statuto prevede che qualora l’amministrazione comunale, per ragioni di carattere ecologico o sociale, ed in relazione ai propri fini istituzionali disponga che l’azienda effettui un servizio o svolga un’attività  il cui costo non sia recuperabile deve in ogni caso essere assicurata la copertura del costo medesimo. In questa dimensione ecologica e sociale vanno letti anche gli artt. 27 e 28 dello Statuto che rispettivamente disciplinano e garantiscono il quantitativo minimo giornaliero e il fondo di solidarietà  internazionale. L’auspicio è che parta da Napoli un nuovo vento che sappia concretamente reagire alla manovra di ferragosto che ha calpestato la volontà  referendaria e soprattutto il principio della sovranità  popolare.
* Gli autori sono assessori rispettivamente ai beni comuni e alle società  partecipate del Comune di Napoli

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