Il governo riscrive la manovra entrano pensioni, Iva e supertassa “Crisi grave, poniamo la fiducia”

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ROMA – «La situazione è grave». E adesso anche il “medico” a Palazzo Chigi se n’è reso conto. Così, sulla scia del tracollo di borsa e dopo l’allarme lanciato dal Colle lunedì sera, Silvio Berlusconi si precipita a Roma e, al termine di un vertice d’emergenza a Palazzo Grazioli, viene scritta la quarta e forse ultima versione della manovra. Già  blindata con la fiducia dal Consiglio dei ministri e spedita in Senato per essere discussa e approvata entro oggi, nel giro di 12 ore. Comunque prima del consiglio direttivo della Bce che si riunisce domattina a Francoforte.
Il decreto adesso affonda i bisturi nelle stesse ore in cui le piazze italiane si riempiono di manifestanti convocati dalla Cgil. L’Iva cresce dal 20 al 21 per cento, rispunta il contributo di solidarietà  che sarà  del 3 per cento per tutti i redditi superiori ai 300 mila euro e donne in pensione anche nel privato a 65 anni già  dal 2014 e non più dal 2016. Di più. Il consiglio dei ministri convocato per domani varerà  il disegno di legge costituzionale per l’inserimento in Costituzione dell’obbligo di pareggio di bilancio – che la Spagna ha già  approvato in agosto nel giro di un paio di settimane – ma anche l’attribuzione alle Regioni delle competenze delle Province, con la loro definitiva soppressione, e il dimezzamento dei parlamentari. Si allentano tuttavia le tenaglie sugli evasori, con un istantaneo alleggerimento della norma che prevede il carcere per chi sottrae al fisco oltre 3 milioni di euro: le manette scatteranno solo se la cifra evasa corrisponde almeno al 30 per cento del fatturato.
«Il lavoro è stato lungo, ma il testo definitivo della manovra è il migliore possibile» è il commento che lascia trapelare a caldo il premier, convinto che «di più non si poteva fare: abbiamo il dovere di rassicurare i mercati e la manovra avrà  questo effetto». Il fatto è che dopo gli avvertimenti da Bruxelles e Francoforte e la bocciatura dei mercati, non ci sono più veti della Lega che tengano, non ci sono più dubbi di Tremonti che valgano a rinviare misure d’impatto. Come l’aumento dell’Iva. Per il momento viene ritoccata solo quella relativa ai prodotti già  tassati al 20, ma la situazione d’emergenza è tale che nel governo non viene escluso già  nelle prossime settimane un incremento anche per quelli tassati al 4 e al 10.
Ma per il momento bisogna fare in fretta con il maxiemendamento, sottolinea in serata la Presidenza del Consiglio per giustificare la fiducia: lo «impone la gravità  del contesto internazionale di crisi finanziaria». Il presidente del Senato Schifani alla fine allarga le braccia: «Ho cercato di evitarla, grato a chi me lo ha riconosciuto, ma decide il governo». Ha deciso Berlusconi, rientrato nella Capitale mentre da Piazza Affari piovevano già  notizie da brivido. Convoca un vertice ristretto a Palazzo Grazioli subito dopo pranzo con Tremonti, Calderoli e i capigruppo di Pdl e Lega. Viene subito annunciata con una nota la nuova stretta in tre punti. In un primo momento il contributo di solidarietà  sui “ricchi” viene fissato oltre quota 500 mila euro. Quasi un beffa, si rendono presto conto al Tesoro: a pagare sarebbero appena 11 mila contribuenti, per un gettito da 88 milioni. Un paio d’ore dopo, in Consiglio dei ministri, la soglia viene abbassata a 300 mila euro, in modo da allargare il bacino di contribuenti chiamati a pagare il 3 per cento almeno a 34 mila. Oggi il voto-blitz al Senato, per evitare che domani l’Eurotower chiuda i rubinetti e interrompa l’acquisto dei titoli italiani.


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