Il governo mette la fiducia, e l’opposizione si divide sull’art. 8

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 Poco dopo Mezzogiorno di ieri, il governo ha posto la fiducia sulla manovra. Lo aveva già  annunciato il premier Silvio Berlusconi, venti minuti prima della comunicazione del ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito, uscendo dall’incontro con il presidente del consiglio Ue, Herman Von Rompuy a Bruxelles.

La giornata è stata dominata dalla pregiudiziale di incostituzionalità  posta dall’idv, respinta però unanimemente non solo – come era prevedibile – dalla maggioranza, ma anche da Pd, Udc e Fli (solo 23 i voti a favore, 562 contrari e un deputato astenuto).
«Meglio una cattiva manovra che nulla – ha dichiarato nel suo intervento il leader dell’udc, Pier Ferdinando Casini – Se come ipotesi la pregiudiziale dovesse essere approvata, questo determinerebbe l’immediata caduta della manovra e l’Italia si troverebbe come la Grecia. La pregiudiziale è incongrua e irresponsabile, esprimo l’indignazione del mio gruppo: l’opposizione non può essere considerata parte di un disegno antinazionale».
«Consideriamo questa manovra sbagliata e per certi aspetti dannosa ma riteniamo un grave errore la presentazione della pregiudiziale», ha detto Benedetto Della Vedova (Fli). «Siamo contro questa manovra e voteremo no, ma non vogliamo offrire una sponda alla speculazione», ha aggiunto Michele Ventura (Pd).
Intanto il dibattito alla Camera si è incrociato, inevitabilmente, con l’endorsement al governo offerto dall’ad dela Fiat Sergio Marchionne, che ha lodato l’esecutivo per la «chiarezza bestiale» con cui ha dato all’azienda «quello che chiedeva», cioè appunto l’articolo 8, che rende retroattivi gli accordi di Pomigliano e Mirafiori. Tra i punti di incostituzionalità  contestati alla manovra dall’Idv, piano di rilievo ha certamente l’articolo 8.
E se, ironicamente e contro il super manager dell’auto, il senatore del Pd Achille Passoni nota che «ha ragione Marchionne: l’articolo 8 è di una chiarezza bestiale, così come ha ragione a ringraziare il governo per la “marchetta” ricevuta»; dall’altro lato l’Idv proprio su questa base attacca il Pd: «C’è chi predica bene e razzola male: Passoni ha parlato dell’articolo 8 come di una “marchetta” che il governo ha concesso a Marchionne, peccato però che lo stesso Pd alla Camera abbia votato contro la pregiudiziale di costituzionalità  dell’Idv: serviva un atto di responsabilità  nei confronti dei lavoratori e invece quello che è accaduto è stato soltanto un aiuto al governo che ha deciso di ridurre i diritti senza che serva a fare cassa. È solo una misura ideologica: peccato che il Pd non se ne sia accorto».
Intanto, mentre la Fiom con Maurizio Landini chiede al presidente Giorgio Napolitano di rinviare la manovra alle Camere per la gravità  dell’articolo 8, la Cgil sceglie di non seguire questa linea: «Non tireremo il Presidente per la giacchetta – ha spiegato il segretario Cgil Fulvio Fammoni – Chiederemo a tutte le parti sociali la sua non applicazion e siamo pronti a fare ricorso alla Corte Costituzionale».


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