Il dialogo di Monaco fra Tremonti e Schà¤uble

by Sergio Segio | 14 Settembre 2011 7:20

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MONACO DI BAVIERA — Italia e Germania ancora una volta a confronto mentre lo spread arriva pericolosamente a 400 punti. Ma qui, al meeting interreligioso di Sant’Egidio, Giulio Tremonti e il collega tedesco alle Finanze, Wolfgang Schà¤uble, sono invitati ad andare «oltre». Lo dice il titolo della tavola rotonda a cui sono invitati: «Ripensare il mondo “oltre” la crisi economica». Il ministro dell’Economia italiano, appena arrivato al Residenz Mà¼nchen liquida subito il rapporto della Commissione europea sulle nuove misure aggiuntive: «È stato scritto a luglio». E mentre sale le scale per raggiungere l’Herkulessaal usa toni da moderno Savonarola: «La ricchezza alla fine divorerà  se stessa. Servono regole morali: occorre cacciare gli speculatori dal tempio». Nel teatro ci sono più di mille persone, in prima fila le autorità  religiose e gli uomini di cultura che per tre giorni hanno dialogato in assemblea e nelle tavole rotonde.
Sul palco invece ritrova, oltre a Schà¤uble, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, il presidente della Comunità  di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, e il cardinal Reinhard Marx che ha ospitato il convegno: stesso cognome del celebre filosofo, ugualmente autore di un libro che si chiama Il Capitale, ma con l’eloquente sottotitolo «Una critica cristiana alle ragioni del mercato».
Il giorno prima Angela Merkel aveva invitato vescovi, rabbini e imam a pregare per la crisi che affligge l’Europa. Ora anche Tremonti ammette tutta la gravità  del momento: «Certamente la realtà  che abbiamo davanti, oltre la crisi, è ad alto rischio». E se la prende nuovamente con i banchieri: «I governi hanno fatto il tragico errore di affidare a loro la scrittura delle regole». Si ricorda di avere accanto un banchiere come Passera e si corregge subito: «Ovviamente bisogna separare il grano dal loglio, ma è stata una follia delegare una funzione tipica della politica a improbabili organizzazioni di banchieri». Poi aggiunge un affondo sull’export: «L’Europa non può contare solo sulle esportazioni: ha bisogno di maggiore fiducia nei bilanci pubblici». Gli fa eco Schà¤uble: «C’è stato un eccesso di liberismo: senza regole i mercati si sono autodistrutti. Non esiste un bene comune italiano contro quello tedesco». Concorda Passera: «Bisogna rimettere l’economia al suo posto. È uno straordinario metodo d’analisi, ma non può essere l’unico e nemmeno il prevalente. Veniamo da vent’anni di culto del mercato: chiunque osava contrastarlo era tacciato di eresia». Qui a Monaco tutti, dallo stesso Passera a Tremonti, insistono sulla necessità  di voltare pagina. E, per sostenere che bisogna farlo in fretta, citano la Caritas in Veritate, l’enciclica economica di Benedetto XVI.
Impagliazzo, di Sant’Egidio, si spinge in avanti: «Occorre un passo decisivo verso l’unione politica: c’è bisogno di più Europa». Rifarsi alle energie spirituali, spiega Riccardi, al contrario di ciò che si pensa, «vuol dire essere più concreti», visti i fallimenti di chi ha puntato tutto sull’economia. La pace è il punto di arrivo e di partenza, come recita l’appello finale del meeting, letto in una Marienplatz stracolma di gente diversa per credo e religione, ma carica di tensione unitiva: immerso in una grave crisi economica «il mondo sembra avere perso il senso del limite, ci vuole una svolta: la globalizzazione, è una grande risorsa, ma ha bisogno di trovare un’anima». La continueranno a cercare queste migliaia di «pellegrini del dialogo». Arrivederci all’anno prossimo a Sarajevo, che oggi, dopo la guerra, cerca una nuova via per la coabitazione: lo annunciano commossi, insieme, dal palco della cerimonia finale, il Gran Mufti e il vescovo della città  martire dei Balcani.

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