Il cablo sull’Italia: processi a orologeria
ROMA — Un Berlusconi distratto dai processi che lo riguardano, «indebolito ma non sconfitto». E un Pd «disorganizzato». Un’economia italiana dove la gestione del debito pubblico «non promette nulla di buono» già dal 2009, considerato «anno cruciale». Una magistratura, la cui tempistica d’azione «sembra spesso dettata da motivi politici». Una coppia di ministri, La Russa e Frattini, che i diplomatici americani considerano i «campioni» del rapporto Italia-Usa, sempre pronti a sostenere le posizioni di Washington.
Sarà anche una specie di ultimo grido dalla savana, giustamente criticato, fosse soltanto perché mette a rischio la vita stessa di molte persone. Ma anche questa volta siamo lì a spulciare con avidità i documenti riservati, messi in rete da Wikileaks senza alcun filtro e fuori da ogni controllo. Ce ne sono circa tremila provenienti o riguardanti l’Italia e coprono un periodo di tempo lungo, i circa 22 anni compresi tra il 1988 e il 2010.
Colpiscono in alcune email scritte tra il 2009 e il 2010 la puntualità e l’equilibrio dell’analisi della situazione politica italiana. È la solita signora Elisabeth Dibble, allora numero 2 dell’ambasciata di Via Veneto, a prevedere correttamente l’8 ottobre 2009, dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Consulta, che «difendersi dai numerosi processi potrebbe diventare una distrazione significativa per il premier». Mentre i suoi avvocati fanno «una vera corsa contro il tempo perché i reati cadano in prescrizione»: in almeno un caso, infatti, il Parlamento «controllato da Berlusconi ha ridotto i tempi di prescrizione dei reati di cui egli era accusato». Eppure qualche dubbio, la signora Dibble, lo nutre pure sui giudici: «La magistratura italiana, altamente indipendente, era ai tempi della Guerra Fredda un covo tradizionale di esponenti del partito comunista». Dove non è chiaro se l’alta indipendenza sia, per l’autrice del cablogramma, una caratteristica permanente dei magistrati nostrani nel loro complesso, ovvero se indipendenti lo sono ora, ma non lo erano del tutto ai tempi della Guerra Fredda. Di sicuro, aggiunge la Dibble con una chiosa che sarà stata musica per i timpani del premier, «la tempistica delle azioni giudiziarie, comprese quelle contro esponenti del centro sinistra, sembra spesso dettata da motivi politici». E cita esplicitamente la sentenza dei giudici di Milano sul lodo Mondadori, che avevano condannato Fininvest a risarcire 750 milioni alla Cir.
Insomma, dice la diplomatica, Berlusconi è «indebolito ma non sconfitto», grazie sia alla solida maggioranza detenuta in entrambi i rami del Parlamento, sia al fatto che «l’opposizione del Pd è disorganizzata» e il fronte dei dissidenti non è «abbastanza forte».
Economia ora o mai più
Le avessero lette, le previsioni di Elisabeth Dibble, i responsabili della nostra economia. Già nel luglio del 2009, la diplomatica parlava di «bivio cruciale» per l’economia italiana, la cui «guarigione resta incerta». «L’autunno sarà un momento critico per il futuro dell’economia italiana», dove l’assenza di una domanda esterna lascia gli «ammaccati consumatori gli unici potenziali traini della crescita, mentre il governo italiano resta claudicante a causa del debito». Erano più o meno i mesi in cui il premier e il suo grande argentiere assicuravano che l’Italia non era stata toccata dalla crisi e poteva guardare al futuro con relativa serenità .
Sei mesi dopo, nel febbraio 2010, l’ambasciatore David Thorne scrive che l’Italia non è un’altra possibile Grecia, ma la «gestione del debito pubblico non promette nulla di buono e in assenza di fondamentali riforme economiche strutturali, Roma continuerà a combattere sotto il peso di un enorme indebitamento».
I dioscuri ‘Gnazio e Franco
Meglio va sul fronte degli esteri, dove Dibble, nel gennaio 2010 alla vigilia della visita del ministro della Difesa a Washington, lo benedice e lo presenta a Robert Gates come «accorto stratega politico» dall’«acuto intelletto». Certo anche lei deve essere rimasta interdetta dal look mefistofelico di La Russa, di cui cita infatti «l’aspetto» senza altri aggettivi, e dai suoi modi, definiti «talvolta rudi». Ma è la sostanza che conta: il ministro di Paternò viene infatti lodato insieme a Franco Frattini come «campione» dei rapporti con l’America dall’ambasciatore Thorne. Fosse l’Afghanistan, il Libano, l’assistenza ad Haiti o il caso Abu Omar, il Kosovo, il «team La Russa-Frattini è una squadra che lavora, istintivamente pro-americana ed è molto sensibile al modo in cui l’Italia è percepita dal governo Usa».
Il sogno di Fassino
Il 9 febbraio 2010, Thorne definisce l’attuale sindaco di Torino «interlocutore intelligente con forte padronanza dei temi di politica estera». Secondo un suo collaboratore, «Fassino sogna di diventare ministro degli Esteri e ama le missioni diplomatiche».
Prodi e Hamas
Curiosità prodiana: quando nel maggio 2006, fresco vincitore delle elezioni ma non ancora insediato a Palazzo Chigi, Prodi accettò di ricevere la telefonata di un leader di Hamas, i diplomatici francesi rimasero «scioccati», come rivela la mail dell’ambasciata Usa di Parigi al Dipartimento di Stato.
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