Il boss in Rolls Royce alla festa del quartiere e la folla lo acclama

by Sergio Segio | 27 Settembre 2011 6:55

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NAPOLI – Il “Padrino” arriva a bordo di una Rolls Royce bianca per dare il via ufficiale ai festeggiamenti. La folla aspetta, gradisce, applaude. Lui scende dall’auto, sotto una pioggia di coriandoli colorati stringe mani e bacia sulla bocca i suoi uomini: un gesto altamente simbolico, che sta a indicare un legame indissolubile con la Famiglia. Perché quella è una festa di camorra. È iniziata cosi, domenica, la “Ballata dei Gigli” di Barra, che si celebra da oltre un secolo nel quartiere alla periferia orientale di Napoli. Ma che è sempre più monopolizzata dalla criminalità  organizzata che, salvo poche eccezioni, gestisce per intero la Festa. Indisturbati, i clan utilizzano quel momento per suggellare patti e mandare messaggi di sfida ai rivali. Alla luce del giorno.
A Barra, il clan egemone è quello dei Cuccaro-Andolfi: un anno fa, la piazza salutò il ritorno in libertà  del capo, Angelo Cuccaro, con una canzone dal titolo e dal testo inequivocabili, «â€˜O Re». Quel giorno, l’omaggio a un altro boss, Arcangelo Abete, leader del gruppo di fuoco dei cosiddetti “Scissionisti” di Secondigliano, altra zona incandescente della città , svelò a tutti l’accordo tra i due potenti clan: una morsa criminale che stringe la città  di Napoli da Nord a Est. Un legame ancora più inquietante se si pensa che, proprio mentre domenica il clan inaugurava la festa a Barra, dall’altro lato della città  la camorra riprendeva a sparare: è la spia di una nuova sanguinaria faida in atto nei quartieri di Napoli. Dopo quel patto suggellato un anno fa, la Procura di Napoli avviò pure un’indagine sulla Festa di Barra, senza tuttavia esiti significativi. Così, domenica il clan ha mostrato i muscoli. Stavolta, il boss era lì in persona, in piazza, davanti al “giglio dell’Insuperabile”. Camicia blu, cappellino da baseball bianco sul capo, è stato proprio Angelo Cuccaro a dettare i tempi della festa, a chiedere anche “un minuto di silenzio per i nostri morti”, mentre la fanfara dedicava a lui e al suo alleato di zona, Andrea Andolfi, la canzone «Sei grande». Di lì a poco arriverà  anche l’omaggio degli organizzatori di un altro “giglio”: «Noi vi amiamo» urla Lello ‘O Cavallaro, al secolo Raffaele Maddaluno (suo fratello Ciro è il suocero del boss, ndr).
È il momento in cui un corteo di donne e uomini si reca in processione a salutare il boss. Nei giorni precedenti, non si era sottratto al rito nemmeno uno dei parroci della zona, che ha benedetto quell’obelisco in legno alla pari delle altre “macchine di festa”. Senza apparenti esitazioni.

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