Il battito d’ali di una farfalla
Sotto il cielo della politica per essere credibili flora e fauna non bastano, bisogna sempre aggiungere qualcosa che odori di umano. Eppure venti anni fa a Rio de Janeiro i grandi del mondo si sono azzuffati per giorni su una parola mai prima di allora entrata in un vertice internazionale: la biodiversità . E questo dovrebbe bastare per capire quanto alberi e insetti siano diventati affari politici. Ma torniamo alle farfalle. Queste creature mirabili non esistono soltanto in forma di ciondolo in quel di Arcore ma nella loro brevissima vita, cercando il nettare, impollinano specie selvatiche e specie domesticate per l’agricoltura, fecondandole e negli anni dell’inquinamento diffuso, sensibili agli squilibri nell’ambiente, fungono da bioindicatori: se in un’area non ci sono farfalle, qualcosa non va. Per capire ancora di più dovremmo occuparci di una rete che non è Internet ma una “catena degli esseri” materiale che comprende le varie forme di vita, la varietà delle specie e le relazioni ecologiche tra i diversi organismi. La vita sul nostro pianeta dipende dalla stabilità di questa rete, che è una realtà complessa di cui conosciamo poco il funzionamento e un organismo piccolissimo potrebbe avere una funzione molto importante. Gli scienziati James Lovelock, autore dell'”Ipotesi Gaia” con Lynn Margulis, autrice di “Microcosmos”, sostengono anzi che sono proprio gli organismi microscopici, assieme agli alberi, a fare il lavoro duro per assicurare la permanenza della vita sul pianeta. Microrganismi, funghi, vermi e muffe, un “proletariato naturale” ignorato.
Nei sistemi complessi – e la Terra lo è – piccole variazioni dalle condizioni iniziali possono produrre grandi variazioni; è il noto effetto della teoria del caos di Edward Lorenz, che non a caso per descriverlo ha usato la farfalla: il suo battito d’ali nel Texas può produrre un uragano in Brasile.
Lo racconta come suo solito magistralmente in “Rombo di tuono” anche l’autore di fantascienza Ray Bradbury: negli Stati Uniti è stato appena eletto un presidente democratico ma l’uccisione involontaria di una farfalla dorata durante un viaggio a ritroso nel tempo per cacciare un Tirannosaurus Rex secondo regole rigide per non condizionare il futuro (si spara un attimo prima della sua morte prevista da calcoli sofisticati), provoca una catena di eventi e al ritorno i cacciatori trovano alla Presidenza un guerrafondaio un po’ nazista.
Simbolo dell’anima per i greci, soffio vitale, la farfalla vola anche nel nostro immaginario, e la sua metamorfosi evoca trasformazioni possibili nell’evoluzione della coscienza umana. Un passaggio dipinto nei dettagli per la prima volta tra il 1600 e il 1700 nelle mirabili tavole botaniche di Maria Sibylla Merian, dopo osservazioni prolungate iniziate nelle coltivazioni dei bachi a Francoforte, uno dei rifugi degli ugonotti francesi, artigiani della seta finissimi, in fuga dopo la revoca dell’editto di Nantes, e poi in Suriname, nell’America del sud, scoperta che le ha dato un posto oltre che nell’arte anche nella storia dell’entomologia.
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