I radicali non votano Il Pd valuta l’espulsione

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Una dissociazione non prevista e non comunicata preventivamente che fa circolare i peggiori veleni. «Si sono venduti al Pdl», dicono alcuni pd. «È per la convenzione di Radio Radicale in scadenza», dicono altri. Loro, i radicali, parlano esclusivamente di amnistia. Il giorno prima Emma Bonino era intervenuta in Senato per esprimere lo «sconforto» sul silenzio dei mass media sulla «battaglia di legalità » dei radicali: «L’amnistia non è solo un atto di clemenza, ma un modo per fare le riforme». Alla stessa logica appartiene la clamorosa dissociazione di ieri: parlare d’amnistia.

Eppure l’effetto non pare raggiunto. Rosy Bindi è tranchant: «Comportamento inqualificabile». Dario Franceschini: «Incomprensibile e intollerabile». Giachetti non l’ha presa bene: «Scelta sbagliata, grave e incomprensibile. Metodo inaccettabile. Mezz’ora prima la Bernardini non mi ha voluto comunicare il loro voto. Questo è grave». Detto questo, «prima di epurare qualcuno, pensiamoci bene. È stata una pugnalata alle spalle ma siamo pur sempre democratici. Vengano al direttivo e spieghino».

I radicali sono irraggiungibili. Rita Bernardini risponde che è «in riunione». Nel Pd, intanto, si sprecano le dietrologie. Dicono che Denis Verdini stia tessendo la trama per sottrarli all’opposizione. Prima del voto ha chiamato il radicale Maurizio Turco. Che, però, non lo ha informato della protesta.


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