I poveri d’America mai così numerosi

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NEW YORK — L’anno scorso ben 46,2 milioni di americani vivevano sotto la soglia di povertà , definita da un reddito inferiore a 22.314 dollari annui per una famiglia di quattro persone: il livello più alto dal 1956, quando la statistica è stata compilata per la prima volta. Il ritratto dell’America fotografato dall’annuale rapporto del Census Bureau pubblicato ieri offre un quadro allarmante di un Paese dissanguato da due costosissime guerre e da una crisi economica che ha lasciato 14 milioni di americani senza lavoro, con un tasso di disoccupazione da due anni al di sopra del 9%.
Secondo le cifre ufficiali redatte dal governo Usa, un americano su sei oggi è povero. Ovvero il 15,1% dell’intera popolazione e oltre due milioni di individui in più rispetto all’anno scorso, quando i poveri erano 43,6 milioni, cioè il 14,3% degli americani. E anche il numero delle persone in possesso di assicurazione medica è lievitato a ben 49.9 milioni: il più alto da due decenni.
A guidare la triste lista degli stati più indigenti è il nero Mississippi, con un tasso di povertà  al 22,7%, seguito da Louisiana, District of Columbia, Georgia, New Mexico e Arizona, dove vive un numero record di afro-americani e latinos. «Il tasso di povertà  è aumentato in tutti i gruppi etnici, salvo gli asiatici, fermi al 12,1%», recita il rapporto. Il numero degli ispanici indigenti è salito dal 25,3% al 26,6%, fra gli afroamericani è passato dal 25,8% al 27,4% e tra i bianchi dal 9,4% al 9,9%.
E se i bambini americani poveri sono aumentati dal 20,7% al 22%, tra i minorenni neri e ispanici il tasso di povertà  ha raggiunto, rispettivamente, il 39% e 35%. Penalizzate in particolar modo le donne: quelle più povere sono passate dal 13,9% del 2009 al 14,5% nel 2010, il più alto livello degli ultimi 17 anni. E anche il numero dei giovani tra i 25 e i 34 anni costretti dalla crisi a vivere con amici e parenti è aumentato del 25% rispetto al 2007: un record.
Alla vigilia delle prossime elezioni presidenziali, secondo gli addetti ai lavori, entrambi i partiti cercheranno di sfruttare questi dati a loro favore. «Dietro queste deprimenti statistiche si nasconde un’America che fatica a tenere un tetto sulla propria testa, dar da mangiare alle proprie famiglie e offrire ai propri figli la prospettiva di un futuro migliore», mette in guardia Joan Entmacher, vicepresidente della lobby pro-donne National Women’s Law Center.
Le statistiche, che fotografano il secondo anno dell’amministrazione Obama, potrebbero essere usate soprattutto dal presidente americano, intento a promuovere il suo pacchetto da 447 miliardi di dollari per stimolare l’economia e creare nuovi posti di lavoro. Non a caso i ricercatori del Census Bureau si sono affrettati a sottolineare come il numero di giovani dai 18 ai 24 anni privi di assicurazione medica è sceso dal 27,2% al 29,3% (unica miglioria in un mare di record negativi) grazie all’unico aspetto della riforma sanitaria obamiana ad entrare in vigore nel 2010 invece che nel 2014: quella che consente ai giovani di usufruire della polizza dei genitori fino al compimento del 26o anno di età .
Mentre il partito repubblicano continua a rifiutare la proposta del presidente di aumentare le tasse ai ricchi, il rapporto governativo ieri sottolineava anche l’importanza dei programmi pubblici nel fornire una rete di sicurezza ai più poveri. Grazie ai sussidi di disoccupazione approvati nel 2009 — che assegnavano ai lavoratori 99 settimane di stipendio dopo il licenziamento — si legge nel rapporto, «l’America è riuscita a tenere 3,2 milioni di individui al di sopra del livello di povertà ». E anche la Social Security, oggi sempre più sotto l’attacco dei repubblicani, avrebbe permesso ad altri 20.3 milioni di anziani e adulti disabili di restare fuori dalla temutissima statistica.


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