I pm: il premier si presenti Il Guardasigilli: interverrò
NAPOLI — A tre mesi dalla pensione il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore è diventato il magistrato più famoso e anche più contestato d’Italia. Famoso perché il suo ufficio è stato il primo ad aprire un’inchiesta in cui Berlusconi è parte lesa e non indagato. Contestato (dal Pdl) perché vuole raccogliere la testimonianza della parte lesa, e quindi ha notificato un invito a Berlusconi in cui, come in tutti gli inviti a comparire, è specificato che qualora il teste si sottraesse ingiustificatamente all’obbligo di deporre, la Procura ne disporrebbe l’accompagnamento coatto, che però, trattandosi di un capo di governo, verrebbe prima richiesto al Parlamento. E pure questo è specificato nell’atto notificato ieri mattina all’indirizzo di Berlusconi ad Arcore.
Ma è bastato che circolasse l’espressione «accompagnamento coatto» per scatenare il finimondo. La Procura di Napoli è stata accusata di «velleità golpiste» (Osvaldo Napoli, Pdl), Lepore «e il suo socio Woodcock» indicati come autori di «intercettazioni illegali al presidente Berlusconi» (Daniela Santanchè, Pdl), il Csm definito «silenzioso e inerte» di fronte «a una situazione del tutto allo sbando» (Fabrizio Cicchitto, Pdl).
Toni da scontro finale. Mentre il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma (Pdl), sollecitato da una interrogazione di due deputati del suo stesso partito a inviare subito gli ispettori a Napoli, chiede nuove informazioni alla Procura generale e resta in attesa delle risposte prima di decidere.
In realtà la prospettiva dell’accompagnamento coatto al momento non c’è perché Lepore e il suo aggiunto Francesco Greco (che coordina l’inchiesta dei pm Piscitelli, Curcio e Woodcock) confidano che Berlusconi trovi il momento per farsi interrogare scegliendo nell’ampio ventaglio di date (da domani a domenica) e di orari (dalle 8 alle 20) indicati nella citazione. Certamente ai magistrati non basta la memoria che il premier ha fatto arrivare ieri mattina in Procura. Vogliono fargli domande come a qualsiasi teste, a maggior ragione trattandosi della parte lesa dalla presunta estorsione contestata a Gianpaolo Tarantini, a sua moglie Angela Devenuto e al latitante Valter Lavitola. Dalle sue risposte, per esempio, si può stabilire dove è iniziato il reato e quindi fissare a Napoli o altrove la competenza territoriale. Per il primo appuntamento, la Procura aveva scelto la strada dell’accordo, concordando tutto con l’avvocato del premier Nicolò Ghedini. L’incontro tra i pm e il capo del governo avrebbe dovuto esserci ieri, ma poi Berlusconi ha disdetto e da qui la scelta dei magistrati di inviare un normale atto di citazione. Al quale il premier dovrà dare seguito rapidamente. «Se dovesse farci sapere che non è disponibile, o gli forniremo ulteriori date, oppure valuteremo in quel momento», spiega Lepore, facendo capire che a quel punto si potrebbe pensare davvero all’accompagnamento coatto, con tutta la procedura di autorizzazione prevista. «Perché — aggiunge il procuratore — con due persone detenute (Tarantini in carcere e sua moglie ai domiciliari, ndr) i tempi non possono allungarsi all’infinito».
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