by Sergio Segio | 23 Settembre 2011 7:32
Giulio Tremonti non ne azzecca una ed è costretto periodicamente a rivedere le previsioni sull’economia italiana, sempre al ribasso e sempre da lui stesso formulate pochi mesi fa: ieri mattina il consiglio dei ministri (assente il ministro dell’economia in volo per Washington) ha, infatti, approvato la nota di aggiornamento al Def (documento di Economia e Finanza) che fino a poco tempo fa si chiamava Dpef. CONTINUA | PAGINA 4
In pratica sono state riviste al ribasso le stime sul Pil italiano approssimandole (con ottimismo) a quelle formulate dei principali istituti internazionali e della Commissione Ue.
In sintesi: quest’anno la crescita del Pil si fermerà allo 0,7% contro l’1,1% della precedente previsione, mentre nel 2012 l’incremento è previsto allo 0,6% contro l’1,3% precedentemente ipotizzato.
Da notare che pochi giorni fa il Fondo monetario internazionale ha previsto per l’Italia una crescita del Pil nel 2012 di appena lo 0,3%, la metà dell’incremento indicato dagli uomini di Tremonti. Per quanto riguarda il 2013 il Pil dovrebbe crescere – secondo il Def – dello 0,9% e nel 2014 all’1,2%. Da questi numeri emerge una realtà inquietante: a fine 2014 il Pil sarà ancora inferiore al livello del 2007. Come dire: anni sprecati, senza la capacità di recuperare la perdita di Pil di oltre il 6% accumulata nel 2008 e nel 2009.
Per quanto riguarda i conti pubblici, il Def prevede che il deficit quest’anno si attesterà al 3,9% del Pil; scenderà all’1,6% nel 2012 e si arriverà al pareggio (o quasi) nel 2013) anno nel quel il deficit dovrebbe scendere allo 0,1%. Anche sul deficit, però, le cifre previsionali di Tremonti diffesriscono da quelle del Fmi che ritiene che l’Italia nel 2013 chiuderà i conti con un deficit superiore all’1%. Sul fronte del debito pubblico, il Def indica nel 120,6% il rapporto con il prodotto interno lordo per quest’anno.
Nel 2012 il rapporto debito/Pil dovrebbe scendere al 119,5% per poi diminuire al 116,4% nel 2013 e al 112,6% nel 2014. Da notare che il centro sinistra aveva lascito i conti pubblici con un rapporto debito/Pil poco sopra il 102%. Le precedenti stime prevedevano dal 2011 al 2014 un rapporto debito-Pil del 120,0% (2011), 119,4% (2012), 116,9% (2013), 112,8% (2014).
Altro capitolo interessante riguarda la pressione fiscale il aumento: si attesterà al 42,7% nel 2011 per poi salire di oltre un punto (al 43,8%) nel 2012, al 43,9% nel 2013 e poi ridiscendere al 43,7% nel 2014. Nelle precedenti stime il governo indicava una pressione fiscale al 42,5% per l’anno in corso, al 42,7% per il 2012, al 42,6% per il 2013 e al 42,5% per il 2014.
Un dato sul quale i conti di Tremonti proprio non tornano riguarda il lavoro. O meglio, il tasso di disoccupazione: quest’anno sarà dell’8,2% per poi scendere all’8,1% nel 2012 e 2013 e attestarsi all’8% nel 2014. Nelle precedenti stime il governo indicava un tasso di disoccupazione superiore: l’8,4% per il 2011, l’8,3% per il 2012, all’8,2% per il 2013 e all’8,1% per il 2014. Come è possibile che la disoccupazione sia più bassa rispetto a quella più alta della precedente stima nella quale era formulata una crescita del Pil molto più sostanziosa è un mistero. A meno che la riduzione della disoccupazione non sia frutto solo dei provvedimenti di «lavoro di merda» approvati nei mesi scorsi.
Quello che è certo è che i consumi delle famiglie, in questo contesto, non aumenteranno anche a causa di un tasso troppo alto di disoccupazione e per l’auemnto della pressione fiscale. Nel Def, tra l’altro, è scritto: «i consumi delle famiglie sono attesi in rallentamento» e «la dinamica del mercato del lavoro nel medio termine potrebbe rappresentare un fattore di rischio per le decisioni di spesa delle famiglie». La nota di aggiornamento del Def conferma l’intenzione del governo di metter mano alla riforma fiscale e assistenziale entro il 2012. Viceversa – si ricorda – «è prevista una clausola di salvaguardia che prevede, in caso di mancata riforma, la riduzione dei vigenti regimi di riduzione fiscale e assistenziale per un importo pari a 20 miliardi dal 2014». Viene poi anticipato che la ripartizione tra ministeri delle minori spese sarà definita con apposito Dpcm entro il prossimo 25 settembre».
Come ha accolto il consiglio dei ministri l’Aggiornamento del Def? E stato un passaggio «molto veloce» che ha infastidito «molti ministri», ha dichiarato Giancarlo Galan, ministro dei Beni culturali.Un’irritazione, ha lasciato intendere il ministro, dovuta al fatto che anche in questa occasione, «nel modo solito», è stato presentato in consiglio «un tomo di quelle proporzioni» senza che ci fosse stato un preventivo annuncio né un’illustrazione. «Ma giustamente i miei collaboratori mi trascinano via, lasciamo perdere», taglia corto il ministro.
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