Granarolo compra Lat Bri e sfida Parmalat-Lactalis

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MILANO – Granarolo lancia la sfida tricolore alla Parmalat “francese” targata Lactalis. La società  emiliana – archiviato senza troppi rimpianti il tentativo di acquisizione di Collecchio – ha raggiunto un accordo per l’acquisizione della Lat Bri, il terzo produttore di formaggi freschi italiano. L’operazione (il cui valore dovrebbe essere di poco inferiore ai 100 milioni inclusa l’assunzione di debiti) consentirà  all’azienda delle cooperative di raddoppiare in un colpo solo i ricavi nel settore caseario a 300 milioni, portando dal 10% al 20% la quota di mercato e riducendo le distanze dalla Galbani (oggi al 35%), un’altra realtà  del gruppo dei Besnier.
«È solo il primo passo di un piano di acquisizioni ambizioso – spiega il presidente Gianpiero Calzolari -. Il nostro obiettivo per il 2016 è raddoppiare il giro d’affari a 1,6 miliardi e sbarcare sui mercati esteri». Lat Bri porta già  in dote 40 milioni di ricavi oltrefrontiera e un buon rapporto con la grande distribuzione. Sul tavolo della Granarolo però ci sarebbero diversi altri dossier. «Siamo pronti a partecipare a eventuali privatizzazioni delle Centrali del Latte ma puntiamo soprattutto ad acquisizioni nei formaggi duri, importanti per l’export – continua Calzolari – . E grazie alla riorganizzazione degli anni scorsi, dovremmo essere in grado di finanziare la crescita con i nostri mezzi». Una strategia seguita con attenzione da Intesa Sanpaolo, presente nel capitale della società  con una partecipazione del 19% e da cui dovrebbe uscire una Granarolo diversa, meno dipendente dal latte, più presente in settori ad alto valore aggiunto come l’alimentazione per i bambini e gli anziani («stiamo lanciando anche il latte fermentato per i consumatori iislamici») e con il 50% dei fatturato generato dal settore caseario.
La mancata acquisizione della Parmalat è una ferita che si è ormai rimarginata. «Noi ci avevamo messo la faccia e la disponibilità  industriale al progetto, ma purtroppo il sistema Italia non è stato in grado di opporsi all’offensiva francese – racconta il numero uno di Granarolo – . Così abbiamo deciso di fare da soli, con l’idea di diventare leader nella filiera nazionale lattiero-casearia per poi esportare i nostri marchi all’estero».
La strada è iniziata con Lat Bri ma non è tutta in discesa. La prima incognita è quella della pressione sui prezzi del latte sugli scaffali che ha limato un po’ la redditività  negli ultimi due anni per tutto il settore. «Una situazione che continua malgrado la crisi dei consumi abbia in qualche modo toccato un prodotto anti-ciclico come il latte». La seconda è l’eventuale introduzione nella manovra di un giro di vite fiscale sulle cooperative come la Holding che controlla l’azienda emiliana. «Granarolo in qualità  di spa – assicura Calzolari – paga già  tutte le tasse per intero, 15 milioni l’anno scorso. Siamo forse il primo contribuente di Bologna».


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