by Sergio Segio | 30 Settembre 2011 6:13
ROMA – Nuova gelata sulle compravendite di case. Il 2011 è iniziato con un rosso acceso: meno 3,7% nel primo trimestre e addirittura meno 6,6 nel secondo. Le prospettive per il terzo trimestre, quello che sta terminando, non solo diverse: i dati Crif segnalano una forte flessione delle richieste di mutui. Nel mese di luglio, le domande sono calate del 14% per attestarsi, poi, in agosto a meno 18%. La gelata dura, dunque, da quattro anni. Dopo la perdita secca del 30% del triennio 2007-2009, lo scorso anno il mercato immobiliare residenziale ha registrato due trimestri di leggera crescita per riprendere, poi, la clamorosa discesa. Ora l’inverno del 2011.
«Il ritorno della crisi economica – spiega Enrico Lodi, Direttore Generale Credit Bureau Services di Crif – ha spinto le famiglie italiane a tirare il freno a mano rinviando a momenti più propizi la richiesta di finanziamenti». Ed è proprio la stretta sui mutui a generare questa frenata delle compravendite di case. «Il sistema bancario – spiega Alessandro Ghisolfi, responsabile Ufficio studi Ubh – ha di nuovo ristretto le erogazioni concedendo una percentuale di finanziamenti che, in media, non arriva al 65% del valore dell’immobile». Le giovani coppie e i potenziali acquirenti con reddito medio-basso hanno rinunciato dunque all’acquisto della prima casa.
Nel secondo trimestre del 2011 il settore residenziale – con solo 160 mila 073 compravendite – presenta un trend negativo in tutte le grandi aree. Malissimo il Sud, dove le compravendite calano del 9,6%; male il Centro, – 7,8%: e male infine il Nord (meno 4,4%). La flessione investe sia i capoluoghi, che perdono il 4,6%, sia i Comuni minori, che flettono del 7,5%.
Paradosso tutto italiano, la diminuzione dei rogiti non butta giù i prezzi che restano sostanzialmente fermi. Le quotazioni nel primo semestre dell’anno registrano un lieve incremento dello 0,5% sul piano nominale (mentre la quotazione al netto dell’inflazione scende del 1,1%). La quotazione media è pari a 1.588 euro al metro quadro. La tenuta si segnala sia nei capoluoghi (2.299 euro a metro quadro) sia nei Comuni non capoluogo (1.322 euro).
Il direttore dell’Agenzia del Territorio Gabriella Alemanno spiega che i proprietari di più case – forti della loro solidità economica – sfruttano questa rendita di posizione e non accettano di vendere un immobile a prezzi contenuti.
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