by Sergio Segio | 17 Settembre 2011 6:39
Nell’udienza preliminare il pubblico ministero gli ha chiesto: «Per voi, in Italia, è giusto picchiare i bambini?» Sarà senz’altro vero che in Svezia i bambini sono tutelati meglio che da noi. Gli svedesi sono gente civile, ammirevole da tanti punti di vista, e gli concediamo serenamente una superiorità in questo campo e non solo. Tuttavia l’affermazione del pubblico ministero svela, accanto alla difesa sacrosanta dei diritti di un bambino, un certo disprezzo per un paese intero. L’amore per i bambini non sempre coincide con l’amore per l’essere umano. Pensiamo che il pubblico ministero non sia rappresentativo della magistratura e men che mai del popolo svedese, ma questo solo per dire che atteggiamenti di questo tipo sono assai diffusi in tutti i paesi. Si può essere teneri con i bambini (e gli animali domestici) e feroci con i propri dipendenti, i propri partner sentimentali e gli immigati. Proiettare sui bambini le proprie parti vulnerabili, da proteggere e amare, serve agli adulti per negare la loro esistenza dentro di sé e a indurirsi nei confronti degli altri e di stessi (strategia difensiva supposta vincente). I bambini non hanno bisogno di questa protezione, falsata in partenza, che mina la loro fiducia nella verità e nella forza dell’amore e fa percepire loro il passaggio alla vita adulta come salto arduo verso un vita priva di solidarietà e di compassione. I bambini non vogliono essere amati per proiezione e, potendo scegliere, preferirebbero di gran lunga essere detestati se questo comportasse un riconoscimento leale del loro modo di essere e di ragionare. Generalmente riuscire a essere detestabili, fino a un certo punto, è una buona cosa per loro, ma la migliore risposta a questa concquista non è certo picchiarli. Nondimeno uno schiaffo non è necessariamente maltrattamento: può servire a ristabilire l’autorità genitoriale e consentire una migliore comprensione dei confini e delle proprie responsabilità in una relazione, quella tra genitori e figli, soggetta a fallimenti inevitabili. Purtroppo spesso gli schiaffi sono uno sfogo dei genitori, umiliano i figli e, peggio, diminuiscono la credibilità genitoriale, perché i figli percepiscono la debolezza nascosta dietro il gesto violento. Ma se il genitore al posto di essere denunciato in via cautelativa viene drammaticamente arrestato davanti al figlio schiaffeggiato o tirato per cappelli, il danno è maggiore del beneficio. Se l’autorità sovragenitoriale che lo dovrebbe proteggere dalla violenza del genitore agisce in modo altrettanto violento la diffidenza del bambino nei confronti della società degli adulti aumenta. Inoltre l’umiliazione del genitore, probabilmente già screditato a causa del suo spazientirsi, lo priva ancora di più ai suoi occhi di credibilità e il senso di colpa per averla provocata complica anche il suo desiderio di riscossa. Per quanto sia giusto che la società intervenga per proteggere i bambini da genitori che li maltrattano, allontanandoli perfino dal contesto familiare, sono da evitare le ingerenze autoritarie e sbrigative. Una certa prudenza dovrebbe essere d’obbligo.
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